venerdì 24 maggio 2013

Fragmenty - Interview

Horyzon, Capital City
Boiler - Sala Relax
Aprile 2515




E' una giornata come tante altre in quel di Capital City. I sobborghi pullulano della più vasta eterogenea accozzaglia di personaggi, ma in fin dei conti è il bello di ogni grande città che si rispetti. Il tessuto sociale lì è talmente intricato da non lasciare alcuna speranza di redenzione. Il Boiler è un locale di classe, dove la società per bene non esita a mettersi in mostra, nelle sala pubblica, sfoderando le migliori compagnie in un contesto altamente chiacchierato. La sala relax è un curioso connubio di stili, tonalità morbide che avvolgono e distendono, stando a simboleggiare, in quell'accostamento di colori e piante, la purezza e la fedeltà.


L'uomo seduto di fronte a lei si guarda intorno per qualche momento, tornando poi ad osservarla.

-Hai scelto un bel luogo di classe.

Le offre il suo solito tono sarcastico. Uno sguardo lesto. Lei sogghigna, sorniona.

-Mmmh...ero curiosa.

Siede composta di fronte a Edan; il busto adagiato allo schienale della sedia, le spalle dritte e le gambe deliziosamente accavallate sotto il tavolino, lasciate scoperte dal ginocchio in giù grazie all'abito corto che indossa: un Qipao in seta di pregiata fattura, che le accarezza le forme morbide del corpo come le fosse stato cucito addosso. Lo scruta, analizzando il suo abbigliamento.

-Sai, potrei portarti a fare acquisti.
-Non preoccuparti, non ce n'è bisogno. ... Sono una ragazza strana, non amo fare shopping.

Le rifila uno sguardo sbarazzino, strappandole un sorriso. 

-Hai dormito?

Le chiede, guardandola con attenzione. Ne cerca gli occhi direttamente, con costanza. I tratti severi del viso sempre inumidito dalla mitezza interiore che Anya, giorno dopo giorno sta imparando a conoscere.

-Mmmmh, ho capito. Mi vuoi togliere il divertimento di vederti ancheggiare con l'ultimo modello di Dulce e Babbana. - Afferma, sogghignando malandrina. - Sì..come al solito. - ammette. - Tu?


Lui alza le spalle, ha dormito bene, pare. 
-Posso sempre regalarti qualche spettacolino ancheggiatorio privato. La mia forza è il punto vita. 

Il sorriso chiuso di lei si vela di una malizia sottile, candidamente provocatoria. 

- Don't try me. 




Una conversazione placida, un'atmosfera tranquilla interrotta dall'arrivo di una addetta al servizio.
Non hanno ancora ordinato, e la ragazza porta un vassoio che fa scorrere sul tavolo. Reca semplicemente una confezione di cartone nero, legata da un fiocco dorato con striature scarlatte. C'è una rosa, sul vassoio, stesa. I colori sono intensi, un viola cupo, scuro, quasi tendente al nero, frutto evidentemente della genetica e la ricombinazione. E' stata tranciata, ma lo stelo è sigillato da una goccia di ceralacca nera, in modo che si conservi meglio e l'aria non penetri danneggiando il fiore. E' per la CEO, dice. Omaggio della direzione, o così sembra.
Un fatto curioso, che stimola soprattutto la curiosità di Edan. La invita tacitamente a scartare il pacchetto, ma Anya si dedica prima alla rosa. La annusa, la osserva. Chiaramente di laboratorio, persino il profumo è finto, geneticamente alterato.
Una coppia li ha raggiunti, nel frattempo. Si è sistemata a pochi tavoli di distanza e per qualche motivo ha attirato la curiosità di Edan. Nota qualcosa di strano, che a lei sfugge perché impegnata ora a scartare il misterioso pacchetto. Contiene una spilla curvata a rassomigliare una foglia di argento. Una foglia morbida, sinuosa, liscia, alla cui base è incastonata una pietra, di dimensioni abbastanza importanti. La pietra è ambrata, dai riflessi chiaramente non originali: una gemma creata in laboratorio, anch'essa.
Edan non guarda lei, non guarda più la scatola. Lentamente, non visto, porta la mano destra alla fondina ed estrae la Weyland, subodorando chissà quale minaccia nella presenza dell'altra coppia, ai suoi occhi decisamente stonata.

Anya alza lo sguardo all'ultimo istante.

-E' tutto di laboratorio.

Commenta, sulle prime, poi accigliandosi nel notare il gesto di lui.
-Che c'è?

Non ha tempo di chiedere altro.
La spilla che ora tiene tra le dita inizia a scattare.
Emette piccoli flash che inquadrano perfettamente il viso della CEO, lasciando intuire che dietro alla pietra ci sia in realtà l'obbiettivo di una piccola e discreta macchina fotografica. Nel momento in cui il primo flash scatta, i ragazzi al tavolo si alzano e al contempo la ragazza che ha servito il regalo si avvicina composta al tavolo dei due.
«Signorina Krushenko, è vero che lei frequenta il Touzi Wolfwood da molto tempo?» 
La biondina si sporge in avanti, con quello che sembra essere un piccolo registratore tascabile. 
Da dietro la ragazza con i capelli castani si volta e tra le mani regge una macchina fotografica di ultima generazione, con cui prende a scattare foto e al contempo può registrare il tutto. La voce del giovane si fa largo, le domande si affastellano. :
«Miss Krushenko, è vero che lei ha avuto una storia con l'Ammiraglio Wolfe?».
«E' vero che la Blue Sun contrabbanda armi verso il Rim e che da quando è lei a capo dell'organizzazione le bande criminali dell'Outer si sono irrobustite molto? Come risponde alle accuse dell'opinione pubblica, CEO? E' vero che ha fatto le scarpe alla precedente CEO, Declan Khan, per poter prendere il suo posto?»


Edan li osserva, costringendosi a riporre l'arma nella fondina. Si alza, interviene.
 -Ok giovani giornalisti d'inchiesta seria, non statele addosso, rilassatevi, calmatevi, fate i bravi.

Loro non sembrano ascoltarlo.
 E lei, forse, avrebbe preferito una bomba ad orologeria, chi lo sa. Sfarfalla le ciglia, stringendo le palpebre sugli occhi disturbati dai flash. Ripone la spilla nella scatola e pianta uno sguardo da felino infastidito sui due giornalisti, paparazzi di chissà quale giornaletto scandalistico, a giudicare dalla pioggia di domande assurde che la sommerge. Lancia ad Edan uno sguardo di preghiera, tacitamente invitandolo a lasciar perdere le armi, per quanto lei stessa avrebbe forse voglia di far piazza pulita di tutto.

 -Signori 
Mormora, pacata. nella voce scura viaggia lo stesso disappunto che vibra nel fondo degli occhi eppure mantiene un garbo ed una plomb invidiabili, lisciandosi con le dita la seta del Quipao, sul ginocchio superiore delle gambe accavallate. 

- Chiedere un appuntamento per ottenere un'intervista sarebbe stato poco..teatrale, presumo? 

Chiede, con un ghigno sornione e scosceso che curva l'angolo sinistro della bocca e rianima il drago tatuato allo zigomo. Non pare, comunque, intenzionata ad andarsene. Figuriamoci, scappare di fronte ai giornalisti. Ma rivolge ad Edan uno sguardo grato, nel momento in cui lui si prodiga per tenerli a bada, e ad una distanza che non invada troppo il suo spazio personale.  
Il Touzi ed io abbiamo avuto modo di collaborare in varie occasioni lavorative. Si tratta di una persona squisita, che ho l'onore ed il piacere di conoscere. 

Scandisce, con tono tutto sommato tranquillo. Si volta verso il giovane, sgranando gli occhi sulla domanda riguardo a Solomon. Scrolla il capo, con un ghigno ben in evidenza. 

- Io non ne so nulla, ma potreste sempre chiedere all'Ammiraglio, se non vi basta la mia parola. 

Si fa leggermente più seria, poi, riguardo l'accusa del contrabbando. Molto, seria, in verità.  

-Blue Sun è un'azienda seria, signori. Opera strettamente in campo legale, e da sempre è interessata allo studio delle tecnologie belliche. Non contrabbanda. Bensì vende i propri prodotti, attraverso canali legali e puliti, a coloro che ne fanno richiesta ed hanno i mezzi per acquistarli. 

Una pausa, un leggero espirare dalle narici. Si è irrigidita, la schiena dritta e l'aria vagamente marziale, solo ammorbidita dalla sua eleganza. Il viso - dai tratti solitamente morbidi e dolci sotto la cute pallida- assume un piglio severo, senza comunque perdere in gentilezza. 

 -Non vedo, poi, quali connessioni possano esserci tra me personalmente e questo rafforzamento di cui parlate. 


 L'ultima domanda le strappa un ghigno divertito, quasi. Scrolla il capo, schiocca la lingua sul palato.

- La CEO Khan è CEO di una divisione ben più importante di questa, adesso. Siete sicuri che questo significhi averle fatto le scarpe? 
Lei stessa mi ha voluto e mi ha affidato la guida dell'azienda prima di andarsene. Ma forse, potreste andare fino a Lòng City e chiedere direttamente a lei.

La presenza di Edan, chiaramente, attira ancora di più l'attenzione dei giornalisti. IL suo intervento stimola la loro curiosità.
«Lei è una delle sue conquiste? Chi è lei? Cosa fa per la CEO? E' uno dei suoi scagnozzi, dei suoi sostenitori politici?» una pausa, voci che si accavallano «E' vero che vuole scendere in politica? Perchè una Korolevita è a capo della Blue Sun di Capital City? E' vero che centra qualcosa con l'attentato ai danni del governo del suo paese? Alcuni sostengono che lei sia invischiata in situazioni poco chiare con la diplomazia di Koroleva! Come risponde alle accuse?» 
Avanzano microfoni, la gente incombe, spintona e pretende risposte, scattando foto, filmando senza ritegno, nella peggior tradizione giornalistica.«Che fine ha fatto la Thomson?» , «Usufruisce dei servizi della Casa, Miss Krushenko?»



-Mister Dartley lavora per me e si occupa della mia personale sicurezza. 
Risponde per prima, scandendo una replica bassa e arrochita, per togliere Edan dagli impicci. Scrolla poi il capo, con un sorrisino sottile e distaccato, vagamente sarcastico.
 -La politica non mi è mai interessata. 
Pronuncia poi, con un garbo pacato e serietà nei tratti del viso. Il drago sullo zigomo si rianima per contrazioni involontarie della guancia sinistra. Sulla domanda successiva ghigna, e inarca brevemente le sopracciglia, chiaramente sarcastica.
-Perché ho dimostrato di saper fare bene il mio lavoro, forse? 

Le domande riguardo all'attentato, le accuse che le vengono rivolte, scavano dentro una ferita ancora fresca. Bruciano come sale sulle ferite.
- Mi state accusando di aver preso parte ad un evento nel quale ho rischiato di perdere la mia famiglia? 

Chiede, a mezza voce. Un sussurro basso e arrochito che potrebbe ricordare il verso di un felino inquieto. Pianta gli occhi verdi sugli autori delle domande. Irritazione che brilla nel fondo dell'iride. Perde in compostezza, per qualche momento.

-Non sono invischiata in questioni poco chiare. Sono semplicemente la figlia di un diplomatico. 
Mormora, senza guardare i microfoni. Le successive domande la portano a sorridere rassegnata. 
-Miss Thomson non la troverete sepolta nel mio giardino, Signori. Anche perché non ne ho uno. Si è trasferita altrove per seguire gli impegni lavorativi del marito. ... No. Non ho mai usufruito dei servizi della Casa.

Edan è sempre lì. Le fa da scudo, tiene a bada la giornalista più fastidiosa. La stessa biondina che le ha consegnato la rosa, mascherata da dipendente del locale.

 «E' così che ha fatto breccia nel cuore della CEO, Mister Dartley?»


Quando si dice, la lungimiranza.