domenica 17 novembre 2013

Da, ya khochu , chtoby

Sistema Central, New London.

Città di Manhattan
Bloomfield Planetarium; 17/11/2515






-Bride Private Room - poche ore prima del Sì.

- Anastasiya...
- Da?
- Sei davvero sicura di volerlo fare?  

Il Generale Vladimir Krushenko ha varcato i confini del Core, per la prima volta da molto tempo. 
In piedi, alle spalle della figlia, la osserva attraverso lo specchio, sul quale è riflessa l'immagine della giovane donna intenta a prepararsi per la cerimonia.
Gli occhi glaciali ricolmi di uno stupore confuso, che non alleggerisce in alcun modo la marzialità della postura o la severità intrinseca nei lineamenti sin troppo appuntiti, nel naso rapace e nella piega delle labbra spesso tese.

Sono soli.  Anya ha chiesto a Molly di concederle privacy per parlare con lui, dopo esserselo trovato davanti all'improvviso, di certo inatteso. 
Ha appena terminato di stendere un delicato velo di cipria sul viso, così da donare lucentezza all'incarnato pallido, privo di imperfezioni. Cerca lo sguardo del padre attraverso lo specchio, ma lentamente si volta a guardarlo.

-Pensi sia folle?
-Non più folle di quando ti sei legata a quel ....-Vladimir gesticola, secco. Non conclude la frase, ma qualcosa nello sguardo che le rivolge non lascia molti dubbi sull'oggetto dei suoi riferimenti.
-Non era...- Anya cerca di ribattere, ma sono discorsi già fatti. Ricordi che fortunatamente non fanno più male, ma restano fastidiosi. Schiude le labbra ad un sospiro lieve. Grava tra di loro l'aria pesante di un rapporto strappato in più punti, che forse nessuno dei due sa come ricostruire.
Ma la presenza di Vladimir sembra essere un buon segnale, nonostante tutto.

Lui è ancora fermo, immobile.  Trasuda il rigore che il suo ruolo e la sua educazione gli hanno imposto nel corso degli anni.
Anya scosta lentamente lo sgabello dalla toletta, si alza, schiude un piccolo sorriso carico di tutta l'esitazione del'verse. E' dimagrita un po' nell'ultimo periodo. Gli impegni, lo stress, i preparativi. Sembra fragile. Molto più di quanto lui non ricordasse.
Sembra terrorizzata. Il terrore che nasce da una felicità mai provata prima e che sembra soverchiarla. La vestaglia da camera in raso bianco di cotone che indossa apparteneva a Zara, sua madre. Il suo modo di ricordarla e sentirla vicina. 

- E' un salto nel vuoto, lo so. Ma non sono mai stata tanto sicura di niente, in tutta la mia vita. 
- He is a...
- Please, don't say that. And I know you like him. Anyway.
- Ma dovrai stare molto più attenta, di quanto tu non sia stata fino ad ora. 
- I will. Non ti basta vedere dove sono riuscita ad arrivare?
- Sei anche morta.
- Non ho intenzione di ripetere l'esperienza.
- Se tradisse te  come...
- Non lo farà. 
- Se lo facesse, lo ucciderei con le mie mani.
- That's comforting.
- I'm serious.
- I know, me too.

C'è un momento di reciproco imbarazzo. Lo splendido abito realizzato per lei da VValentine,  stilista attualmente più in voga del Core, attende solo di essere indossato.

- Dovresti...
- Da.Vestirmi.
- Vado.
- Spasibo...puoi mandarmi dentro Molly?

Vladimir annuisce una volta soltanto, muovendo già i primi passi verso la porta che va ad aprire pochi istanti dopo. Si ferma sulla soglia, voltandosi a guardarla ancora una volta.

- Ti... accompagno io.




-Bride Private Room - il tempo stringe, prima del Sì.





- Gli anelli! Dove sono gli anelli?! Li ha Vergil, vero?

-' Yuska, ti vuoi calmare? Hai ricontrollato tutto una marea di volte.
- L'abito cade male, sono dimagrita troppo.
- Sei dimagrita nel cervello, ma questo è stato chiaro quando hai accettato di sposare Facciadichiu...
- Sorella!!!
- Da, da! - Molly la sfotte, come sempre, imitandone l'accento. - Lo so, mio cognato non si può chiamare così e bla bla. Ma! - alza l'indice, precisando che - Non lo è ancora. 
E comunque, 'Yuska, sei meravigliosa, e sfido chiunque a dire il contrario. Allora, sei pronta?
- ...No.
- Come no?
- No, non sono pronta. Non sono pronta per niente! Non era previsto tutto questo. E sto rischiando di andare in iperventilazione. Dove diavolo è Declan?
- Torna subito, è andata ad assicurarsi che i fiori fossero a posto e il coso d'archi avesse gli spartiti e tutta quell'altra roba che le hai chiesto di fare. ...Che cosa non era previsto? Che ti rincoglionissi così tanto da accettare di sposarlo? Se ben ricordi, io te l'ho detto la prima volta che vi ho visti insieme. 
- Me la rinfaccerai a vita, vero?
- Ci puoi scommettere, quant'è vero che sono tua sorella. 
- Fair enough. Probabilmente me lo sono meritato.
- You bet. Comunque, 'yuska, questo posto è...esagerato.
- A little bit. Però non puoi dire che non sia suggestivo.
- Scherzi? E' una figata pazzesca.  Solo un tantino, ehr, sborona?
- Mi sposo una sola volta nelle mie due vite. Posso permettermelo.
- la solita....Allora, ti sei calmata?
- No.

Un paio di colpetti leggeri alla porta annunciano l'ingresso di Declan. Elegantissima, spietatamente adorabile come sempre.

- E' tutto in perfetto ordine.

Annuncia, accostandosi ad Anya per sistemarle una piega dell'abito. Un tripudio di pizzi che fasciano il busto e le curve abbondanti, scivolando poi in una gonna a campana che sfiora  il pavimento, malgrado i tacchi alti.

- Mancano solo gli sposi.

Declan lo dice dolcemente, ma crea il panico. Anya spalanca gli occhi, le manca il fiato.

- Gli sposi? Lui non c'è???!  Edan non c'è?? 
- In leggero ritardo, sembrerebbe. Ma nulla di cui tu debba preoccuparti. Sarà qui a minuti.
- Come sarebbe che non devo preoccuparmi? E' la sposa ad avere facoltà di ritardare, non lui!



****



Il luogo scelto non potrebbe essere più suggestivo.

Il Planetarium più rinomato del Core, dotato delle strumentazioni più all'avanguardia, offre agli sposi l'abbraccio dello spazio tanto caro ad Anya.
In presenza di parenti, amici più cari e qualche esponente del jet set aziendale che non sarebbe stato affatto il caso di non invitare, pronunciano le loro promesse nell'abbraccio delle stelle.

E dopo il rinfresco aprono le danze, sulle note del quartetto d'archi ed avvolti da una sorprendente olografia in movimento, che proietta intorno a loro i Sistemi Central e Columba, in scala ridotta.







"....and I now pronounce you Husband & Wife"













Location:

Bloomfield Planetarium
Manhattan; New London
















The Maid of Honour:


Molly Cox


The Officiant:


Vergil Neville



Presenti tra gli Invitati:

Declan Khan con Derek Bark
Paul Carraway
Lelaine Blackwood con Mullin Lee Carter
Huck Haggerty
Arch Stanton con Ming Li

Generale Vladimir Krushenko
Lev Krushenko
Maggiore Ivan Krushenko
Mikail Krushenko
Max Krushenko
Col. Andreji Krushenko
Dimitri Yuzov


sabato 3 agosto 2013

Pryzhok v pustotu

Meili, Porto Federale
Morning Star

Luglio 2515



Sta aspettando, in cima alle scalette che consentono l'accesso alla Morning Star, solo in parte riparata dalla pioggia battente che come spesso accade si riversa dai cieli di Meili. Una figura di donna che si staglia tra i chiaroscuri delle luci artificiali del porto.  La brezza umida sfiora i capelli corvini, sciolti in morbide onde ribelli intorno al viso chiaro, solo leggermente truccato, più disteso -o almeno così pare- rispetto al loro ultimo incontro. Le ombre della stanchezza non sono scomparse ma certo si stanno attenuando. Ci sono un paio di Securer BS intorno alla nave, a fare la ronda. Ma lei è sola. Una figura solitaria che offre solo il viso alla carezza umida dell'aria satura di pioggia. Non sembra avere freddo, per ora, nonostante vesta solo un paio di jeans e una camicetta in seta. 
Scruta il dock, in chiara attesa di qualcuno. Di qualcuno che ha raggiunto sin lì facendo coincidere impegni in modi impensabili, solo per trovarsi a Meili nell'esatto momento in cui fosse arrivato anche lui.
Qualcuno che ora si sta avvicinando a passo spedito, quasi correndo, in direzione della Nebula BS. 

Edan è riconoscibile per la sua tipica giacca di pelle marrone, che lascia sfilare sopra la nuca con l'intenzione di proteggersi dalla pioggia. Corre verso Anya, già piuttosto bagnato, avendola già intercettata con lo sguardo. Corre verso di lei come se le distanze che li separano fossero interminabili. 

Lei scandaglia il circondario con ansia crescente, senza rendersi conto fino in fondo dell'irregolarità del proprio respiro, o del battito cardiaco già perfettamente fuori schema e allineato piuttosto con ritmi di natura decisamente più tribale, impetuosa e dannatamente difficile da tenere a bada. Affonda gli occhi verdissimi tra i chiaroscuri liquidi del porto, annacquato dalla pioggia insistente che non riesce a stemperare il grigiore della città, soprattutto in un ambiente come quello. Tutto però acquista nuovi colori, nel momento in cui inquadra e riconosce la figura del Solo in rapido avvicinamento.

Ed è in quel momento che muove un passo in avanti sul pianerottolo metallico che fa da ponte tra le scalette e il boccaporto della Nebula. Si offre completamente alla pioggia. L'acqua appesantisce i capelli incollandoli al viso, ridisegna le forme morbide del corpo infradiciando gli abiti e la seta bianca in trasparenza della camicetta. Gli va incontro, annichilendo le distanze. Senza dire nulla ma cercando nel volto di Edan i segni del viaggio ed il contatto diretto con l'oscurità dei suoi occhi.

Lui si porta in prossimità delle scalette, guardandola negli occhi in modo chiaro; evidente lo sguardo intriso di stupore e malcelata felicità. E' uno di quei rari casi, in effetti, in cui l'impenetrabile inespressività del volto non sembra contenere realmente le sue sensazioni. Sale le scalette, continuando a coprirsi -in modo decisamente poco efficace- il capo dalla pioggia. Si porta a un passo da lei. Rinuncia a proteggersi, lasciando ricadere la giacca nella sua naturale posizione. Chiaro quanto, ora, non badi più alla pioggia. La fissa, per qualche secondo, esibendosi poi in un mezzo sorriso; accentuato .

- Now tell me, what are you doing here? Because if your intention is not to get caught with strength from me, let's face it, you have a problem. 



Lei non dice nulla. Silenziosa lo guarda, si perde nella sua espressione, annega nel suo sorriso, schiude la bocca ad una curva sorniona e malandrina, affilando un'occhiata languida, da stregatta. Negli occhi umidi e stanchi, ma certo più vivi rispetto al loro ultimo incontro, riluce la gioia sincera che viene dal poterlo rivedere. Lo guarda, e sulla sua domanda sbuffa un sorriso impenitente. Con un guizzo felino stende le mani verso di lui, avvolgendone gli occhi nel muschio dell'iride. Gli prende il volto tra le dita. Avvicina il proprio, lentamente, in un silenzio scandito solo dalla pioggia che le ricade addosso e picchietta sullo scafo della nave. Si avvicina al punto tale da sfiorarlo col respiro, da annegare nei suoi occhi attraverso la vista sbiadita. 


 Edan si lascia rapire dagli occhi di Anya. Comprendere cosa stia provando è semplice, ma al tempo stesso difficile da tradurre realmente in pensieri ordinati; lo sbigottimento è chiaro, le emozioni viscerali, in gran parte inafferrabili e fin troppo rapide. Quando le mani di lei sfilano sul suo volto, percepisce chiaramente il suo cuore battere a un ritmo accelerato, inedito. E' curioso il silenzioso modo in cui lui ne prende coscienza; è dunque una sensazione relativamente nuova, un intimo contesto espressivo che lo confonde appena. I loro volti si avvicinano, i respiri caldi si intrecciano in una carezza impalpabile, priva di reale contatto. 

Questa, potrebbe essere una perfetta metafora delle ultime numerose, interminabili settimane. 


Nell'intrecciarsi dei respiri, Anya inala a pieni polmoni gli aromi di Edan. Della sua pelle calda e umida di pioggia che lei sta dolcemente tratteggiando con le dita, guidate dalla mano del Solo a rendere una carezza più profonda e presente sino a farsi pungere il palmo dalla barbetta ispida. Intinge lo sguardo color del muschio in quello scuro e profondo del Solo, perdendosi in esso, annegando in un mare sfocato dalla distanza minima che la porta a percepire, ancora senza sfiorarla, il calore della sua bocca. Nell'ansito dannatamente irregolare del respiro si inserisce la tempesta emotiva che la sta guidando nelle ultime settimane, ed un desiderio chiaro, netto, limpido: quello che l'ha portata ancora una volta sino a lui, nel sistematico convergere gli impegni in modo tale da rendere possibile l'ennesima sorpresa. Il cuore è come un cavallo imbizzarrito lanciato in una corsa folle verso un dirupo: il secondo salto nel vuoto verso l'uomo che le sta di fronte, e del quale attende il bacio con trepidazione evidente eppure lasciando a lui il compito di annichilire gli ultimi fiati di distanza. 

Edan non vive più un reale controllo del proprio volto, non riesce a definire in alcun modo l'andamento delle sue linee, mentre si abbandona ad un momento decisamente inedito per lui. Annulla lentamente ogni distanza cercando di accostare le labbra a quelle di lei; è un gesto assolutamente ovvio e incontrollato, quasi a conferma che la sua mente, ora, non abbia più alcun controllo su di lui. E' una sensazione nuova per lui, un lasciarsi andare incontrollato che non sottostà più alla sua tipica fermezza espressiva, quasi il suo inconscio voglia definire nuovi schemi attitudinali, lasciando che lo spirito attraversi quella ruvida parete di vetro da cui solitamente osserva il mondo. 
La bacia per la seconda prima volta.

Lei accoglie le sue labbra, si incolla alla sua bocca e nell'istante di apnea che segue, sente di volere subito di più. Le dita affusolate scivolano lentamente sul volto del Solo, ne sfiorano le orecchie, ne trovano la nuca e lì si intrecciano ai capelli, mentre tutto in lei si arrende al secondo primo bacio, e lo rinnova, sotto la pioggia che bagna entrambi, senza sconti, mescolandosi al sapore delle loro bocche unite. Ad occhi chiusi si riempie di lui, dei sapori, degli odori, del calore che il corpo solido di Edan così vicino al proprio le trasmette. Di tutto ciò che le era mancato come aria, senza che lei se ne potesse rendere conto fino in fondo. Ed è solo nel momento in cui avverte placarsi quella prima ondata di impulsi che schiude lentamente le palpebre per offrire al suo sguardo occhi umidi e profondamente dilatati dalle emozioni. Così come dalle emozioni viene spezzato il respiro, e travolto il battito del cuore. S'inarca maggiormente, per aderire alla solidità del suo corpo con la morbidezza del proprio. E schiude il sorriso più dolce, disarmato e amorevole che gli abbia mai rivolto. 


-Non puoi... Guardarmi così... Tu... Ti prenderai... Un raffreddore... 

-..e...come...Come dovrei guardarti?
-....Io...Io...non sono ancora riuscita a liberarmi delle mie paure, Edan... Non sono ancora riuscita a liberarmi dei miei fantasmi...Ma sono i miei fantasmi, e non devono diventare i tuoi. Non ho intenzione di rinunciare a te, per colpa delle mie paure. Non voglio arrendermi al terrore...ma è dannatamente difficile non farlo, quando le promesse più belle che un uomo possa farti, sono anche quelle che ti fanno tremare di più. 

-Cosa... Significa che i tuoi fantasmi non devono diventare i miei? Se dei fantasmi ti angosciano voglio proteggerti.

-Significa che...non puoi affrontarli tu per me, e non puoi proteggermi da loro. Significa che devo trovare la forza di affrontarli da sola e lasciarli andare...Ma nel tuo amore posso trovare forza in più. Nella consapevolezza di averti vicino. Nel sapere che liberarmi di quei fantasmi e fare un passo ulteriore in avanti nella mia vita sarebbe un po' il mio atto d'amore per te.
....You are my light. You are the warmest light i've ever seen. And it scares me to death. ...The fear of loosing you.  

-you can't lose something that is yours... Unless you want to lose it... 

-I don't. I don't want to lose you. ...I...I'm in love with you. I wanna love you. I wanna be loved by you.
 In every, single, way.
So, here I am.
Ho paura, ma tu sei il mio salto nel vuoto.  Will you catch me?
 

-I... Will catch you... 






giovedì 25 luglio 2013

lyubov' i strakh


Greenfield,
Porto; Skywatcher 
Luglio 2515





-So...Due volte in un solo giorno.

-Signorina Krushenko, devo ammettere che non ha resistito molto alla tentazione di rivedermi, in effetti ...Se le mie giornate fossero tutte come questa immagino che non avrei molto altro da chiedere. 

- Non hai perso la tendenza all'egocentrismo, Mister Dartley...Chi ti dice che io sia venuta solo per te? Mh?

- Non posso dire che tu sia venuta solo per me. ... Ciò che so per certo è che i miei occhi hanno ormai l'assodata abitudine di vedere solo te. E questo è bizzarro. Quando sono chiusi, quando mi trovo solo nella mia cabina a riflettere, quando mi trovo immerso tra persone con le quali non ho nulla da condividere, e persino quando mi trovo tra persone con le quali ho invece moltissimo da condividere. Dunque, dimmelo tu. Sei venuta solo per me? 

- I....la mia presenza a Greenfield non era ...così..necessaria.
...I miss you, Edan. ...Mi manchi. Ma sono un disastro...e ho paura.

-Provo un senso di estrema tristezza per il me del passato che non aveva ancora la possibilità di guardare ciò che sto guardando io in questo momento. ...Non esistono modalità esatte per tradurre in parole la sensazione di smarrimento che ho vissuto nello starti lontano. Percepisco chiaramente che ogni parola non sarebbe all'altezza del compito; almeno quanto percepisco chiaramente di amarti, senza alcun genere di dubbio o incertezza.
Tu non sei un disastro. ... Quella scatola segreta non mi lascia alcun dubbio a riguardo. Irradia una luce gentile che non è in grado di accecare e che, nello stesso tempo, è in grado di illuminare nel modo più perfetto che abbia mai avuto modo di sperimentare. Non lascerò mai che una persona in grado di fare questo si definisca un disastro.








Trascorrono le ore, i giorni, i viaggi.  
Scorre acqua nei fiumi e pulsano le stelle nel 'Verse. Lei ancora sta tentando di comprendere a fondo per quale motivo parole così belle l'abbiano gettata nel terrore più atavico. Le abbiano spezzato il respiro al punto tale che non è stata in grado di dire nulla. Di fare, nulla. 
Solo piangere. Lacrime silenziose di emozioni troppo forti e contrastanti, e contrastate, per essere espresse in altro modo.

venerdì 19 luglio 2013

Vazhnyy

Messaggio ricevuto da Anya il giorno 19 Luglio 2013 alle 00:31
Nuovo Messaggio ON 
Abbiamo tutti a bordo, fin qui è andata bene.
Ci scortano fino al confine. Ti scrivo ancora quando arrivo nel Central.

A.

Messaggio ricevuto da Edan il giorno 19 Luglio 2013 alle 00:45
Nuovo Messaggio ON

Per una volta gli indipendentisti sono di parola; me ne compiaccio. Mi hai tolto un peso, non avrei preso sonno per le prossime 24 ore.

Com'è stato il viaggio? Come ti senti? Spero che il ritorno con tutti quei passeggeri non sia troppo stressante.

E.
Messaggio ricevuto da Anya il giorno 19 Luglio 2013 alle 00:51
Nuovo Messaggio ON

Trovarmi di fronte a Wright senza essere insultata è stata una gradevole novità.
Eri così preoccupato? Allora ho fatto bene a non aspettare.

Il viaggio è stato tranquillo, almeno sino a qui. Ma è meglio dirlo piano, visto quel che tende a succedermi ultimamente.
Sono piuttosto stanca. Ma adesso almeno più sollevata. Il viaggio sarà ...interessante.
Siamo parecchi, tutti stipati su una nebula riadattata per l'occasione.
Ma ce la faremo. e al ritorno, magari mi concederò una vacanza.

A.

P.S. Tutto bene tu?


Messaggio ricevuto da Edan il giorno 19 Luglio 2013 alle 01:03
Nuovo Messaggio ON

Ovvio che fossi preoccupato, trovo insopportabile l'idea che qualcuno possa nuovamente rapirti o nuocerti; gli indipendentisti sono spesso imprevedibili.

Io nella norma, non sono particolarmente euforico all'idea di dirigermi ad Hall Point. Sai come la penso su questo genere di cose; è profondamente innaturale vivere all'interno di una struttura come quella, non potrei essere più contrario. In ogni caso, sei tu al comando della nave questa volta?

E.

Messaggio ricevuto da Anya il giorno 19 Luglio 2013 alle 01:08
Nuovo Messaggio ON

Ammetto di trovare anche io insopportabile quell'idea. Temo però che se salterà fuori qualcosa sulla mia denuncia, potrebbe accadere di nuovo.

Detesto gli skyplex, ed Hall Point in particolare. Ma suppongo non dobbiate fermarvi lì a lungo, giusto?

Per quanto riguarda la nave, sì: questa volta al comando ci sono io.
la cosa ti tranquillizza o ti mette più ansia?

A.

Messaggio ricevuto da Edan il giorno 19 Luglio 2013 alle 01:33
Nuovo Messaggio ON

Cerca di rimanere defilata per un po', Joe Black non può inimicarsi mezzo 'Verse sperando di farla costantemente franca. Prima o poi andrà a schiantarsi contro un muro, è solo questione di tempo. Qualora dovessi avere sentori di pericolo non esitare a contattarmi. Davvero, tienimi sempre informato.

Non rimarremo a lungo, giusto il tempo di scaricare la merce e ripartire per una nuova consegna. Per il resto, mi tranquillizza decisamente, ma vivo ansia per i poveri passeggeri che saranno vittime delle tue manovre, all'occorrenza, kamikaze.

Scherzi a parte, quelle persone non potrebbero trovarsi in mani migliori.

E.

Messaggio ricevuto da Anya il giorno 19 Luglio 2013 alle 01:43
Nuovo Messaggio ON

Lo farò, per quanto mi sarà possibile, almeno nel prossimo futuro.
Da quanto ho capito, Wright e i suoi sono decisi a dargli la caccia, e questo significa comunque che non potrà muoversi con troppa tranquillità nelle zone in cui fino ad ora si è sempre rifugiato.

Se fiutassi aria pesante ti contatterò subito, stai tranquillo.

Se i motori reggono (e non vedo perché non dovrebbero farlo), non ci sarà bisogno di nessuna manovra kamikaze.

Lo sai, è strano tornare a casa e non poter bussare alla tua porta.

Ah! Sai chi c'era con Wright? Cortes. La bionda che abbiamo incontrato a Maracay.

A.

Messaggio ricevuto da Edan il giorno 19 Luglio 2013 alle 01:55
Nuovo Messaggio ON
Questo è molto interessante. Ignoro i motivi del loro interesse per Joe Black, ma è evidente, come dicevo, che stia cominciando a inimicarsi le persone sbagliate. Moloko Cortes? Forse le mie valutazioni su dei lei erano totalmente errate. Ma per certi versi non me ne stupisco. 

E' strano anche per me non averti vicina. Sono questi i momenti in cui comprendi l'importanza che una persona ha nella tua vita e tu rappresenti senza alcun dubbio l'unica persona davvero importante.


E.

tsaplya


Dai, stai scrivendo un sacco di cazzate.
Stai tranquilla. E' un trauma, sei mesi di terapia e passa. Ce l'hai qualcuno che ti fa compagnia? Altrimenti passo io, o ci vediamo da qualche parte. Ho anche una cosa per te, l'ho fatta fuori dalla base dell'ottava mentre aspettavo novità.

Paul






White Heron; origami by Paul Carraway

mercoledì 17 luglio 2013

Mary Celeste



Capital City, Horyzon
Luglio 2515

Appartamento in Ocean Park.







Il ritmo della pioggia che graffia i vetri del mio appartamento sembra sufficiente ad alimentare le volute del Lightstream. 
Le osservo, a tratti cerco di seguire un filo di luce come se potesse portarmi chissà dove, sino a quando non cambia colore, o non se ne aggiunge un altro che mi distrae, portandomi su altra strada.
Mi chiedo se Patrick, ovunque si trovi adesso, possa ancora sentire la melodia della pioggia che cade e lava via tutto tranne le disperazioni opprimenti. Mi chiedo se quando è morto di asfissia, chiuso in quel pod abbandonato nello spazio più profondo, non sia nata una stella da qualche parte, per sanare il vuoto creato dalla sua scomparsa.
Mi chiedo, se esiste un dio, perché ci abbia fornito di questo libero arbitrio terribile, che consente a individui deprecabili di effettuare scelte atroci in nome dell'avidità fine a se stessa, senza alcun rimorso, senza alcuna pietà, senza alcun rispetto per la vita umana.
Mi chiedo continuamente che cosa avrei potuto fare per evitare quello che è accaduto. Mi chiedo perché diavolo non ho scelto di restare in plancia a lavorare quella notte, anziché rinchiudermi in cabina. Mi chiedo se sarebbero andate diversamente le cose, fossi stata presente anch'io. Mi chiedo perché diamine devo essere malamente grata ad un uomo privo di scrupoli, che sequestrandomi per i suoi fini mi ha in qualche modo salvato la vita, ma ne ha uccise altre 5.
Mi chiedo come arginare la rabbia, come sfogarla, come sentirmi meno furiosa, addolorata, colpevole. Mi chiedo se una ragazza di appena vent'anni, ancora prigioniera, sia stata finalmente liberata. Se il denaro che ho mandato è servito, se in qualche modo le cose si stiano mettendo meglio, anche per lei.

Patrick O' Malley aveva i capelli rossi, diciassette anni e l'aspetto di un bambino poco cresciuto. Aveva una venerazione adolescenziale per il suo Capitano.
L'ultimo ricordo netto che ho di lui è il suo pianto singhiozzante. Abbiamo condiviso una notte terribile, stampata a fuoco nella mia memoria indelebile, che popola i miei incubi ancora più del sequestro e di altri ameni ricordi del passato.
Chiudo gli occhi e lo vedo raggomitolato su una poltrona della plancia, scosso dai singhiozzi come un bambino. Ricordo il suo viso velato di lacrime e gli occhi dilatati dalla paura, dal terrore nei riguardi di qualcosa di incomprensibile, dalla stessa impotenza che pungeva i miei.

Una nuvola viola che avvolge la nave e nasconde lo spazio. Un segnale di soccorso di cui non riusciamo a trovare l'origine. Il canale di comunicazione ci consente di ascoltare qualcuno, da una nave in difficoltà.
Una voce di donna.

"Questo È il capitano Mayfield della Mary Celeste. SOS, SOS. Nave a fuoco, airlocks inattivi. Ripeto, SOS, airlocks inattivi"

Cerco di capire dov'è, ma gli ASU non collaborano. Lo spazio è vuoto intorno a noi. Eppure quella nuvola è lì, la vediamo. Impressionante, impedisce di scorgere le stelle. Solo denso fumo viola. Ma i sensori non la rilevano, non analizzano, non indicano..nulla.

Quella voce è reale, però.
Chiedo le coordinate, e scopro di averla a portata di lock. Eppure non la vedo. Com'è possibile? E intanto le grida. Le preghiere. Sto impazzendo per cercare di capire come aiutarli. Suggerisco di togliere il supporto vitale, togliere ossigeno al fuoco. Ma non c'è più tempo. 

"Brucia tutto! Tutti!"

In quel momento, in quel preciso momento il pensiero di te è stato così violento da togliermi il fiato. Potevo vederti, di fronte a me, così nitido che avrei steso le dita per sfiorarti.
Sentivo l'impotenza franarmi nelle viscere, strapparmi il cuore dal petto, scavare in luoghi di me che forse non ricordavo nemmeno esistere.
E' così che ti sei sentito? E' questo peso opprimente e insopportabile che porti, ogni giorno, ogni notte? E' questo che chiedi al whisky di alleggerire, di aiutarti a dimenticare?

Volevo salvare quelle persone. Volevo fare qualsiasi cosa per strapparle agli artigli del fuoco. Ma nessuno di noi poteva fare nulla. 
Non abbiamo potuto fare altro che ascoltare. Ascoltare le grida spegnersi, consumarsi come nella mia mente si consumavano le carni divorate dalle fiamme. Come nei miei occhi si consumavano lacrime che mi sono rifiutata di spendere.

Poi, il silenzio. 
Quella nube se n'è andata, scivolata via, oltre la nave. E lo spazio è tornato a splendere intorno a noi. Come se nulla fosse successo.

Non avevo ancora avuto il tempo di riflettere. Non mi sono concessa di piangere.

I'm sorry. Didn't want to write so much.
I just...though about you.

Anya



I need a safe place to cry.










domenica 9 giugno 2013

Fragmenty - Lyudi (1)

Ritter

Ritter è uno specchio in cui riflettersi costantemente.
Ritter è indolente, elegante, cinico, orgoglioso, pericolosamente affascinante, ironicamente saccente. Ritter è il genio, e la follia. Ritter è il gusto dell'incoscienza. Ritter ha un mondo di emozioni preziose, dense e ben nascoste sotto un muro di spigoli, nel sorriso scosceso, nel verde arrugginito degli occhi. Ritter è il simbolo di come si possa trovare un legame saldo, profondo e duraturo con un mondo tolamente diverso dal tuo, e al tempo stesso terribilmente uguale.
Ritter è l'uomo al quale si è legata a doppio filo. E' la certezza che sarebbe potuto essere qualsiasi cosa, se la storia fosse andata diversamente. Se lo avesse incontrato prima, forse.
Ritter, che raramente chiama per nome eppure sente vicino in modi che non saprebbe definire.
Ritter che non chiamerebbe mai "Fratello", eppure le è quasi più caro di chi porta il suo stesso sangue.
Ritter è il confidente, il compagno di bevute, l'ancora cui rivolgersi quando tutto intorno gira troppo rapidamente. Quello che non chiama quasi mai per nome, ma non perché sia privo d' importanza.  Ritter è il padre che non ti aspetti. Ritter è un meraviglioso crogiolo di contraddizioni, che nessuno vorrebbe cambiare. Ritter si sposa, mette su famiglia, ridiventa padre, parte, affronta una nuova vita.
Ritter è la nostalgia che già scava nelle vene, pulsa nel sangue, stringe il cuore in una morsa di vago timore, di bramosia per ricordi che sembrano farsi già troppo distanti.








Paul


Paul  è un mosaico denso di dolori e di colori, tutti da scoprire.  E' l'immediata, incredibile consapevolezza di sentirsi attratta da un frammento di cielo che non le appartiene. La necessità fisica di risolvere il suo mistero e ricomporre il mosaico, nel dubbio feroce di non essere in grado di comprenderlo. E' il genio di una mente che sembra partorire idee e opere d'arte con la stessa facilità con cui lei piloterebbe una nave spaziale.
Paul è la franchezza brutale, priva di filtri o facili ironie, che lei non può fare a meno di apprezzare.
Ne è rimasta colpita dal primo scambio, da un profetico "dovrebbe lasciarlo" che ancora oggi, spesso, le riecheggia nella mente.
Paul è il profumo di alcool e tabacco raggrumato sugli abiti e sulla pelle, pizzica le narici e stimola i sensi; le spalle curve di un uomo gravato dal peso di un passato che brucia come sale sulle ferite; un passato dal quale forse non riesce a distanziarsi come forse vorrebbe far credere. Paul è l'ideologia ferita, la speranza smarrita e ritrovata, la capacità di una visione che a molti manca. Paul è come un pozzo al quale attingere per infinite meraviglie, capaci di catturarla con la stessa lucentezza delle stelle nel cielo.
Paul è una tavolozza di colori in continuo mutamento; il sorriso che non ti aspetti, uno sguardo così ampio che non riusciresti a descriverlo nemmeno con la tua più fervida immaginazione. Un palpito di vento dispettoso che sembra fuggire via nel momento in cui lei allunga le dita per sfiorarlo, ma torna indietro e ridisegna le sue spire intorno a lei, trovandola più distante.
Paul è l'uomo che "ha spazio a malapena per se stesso"; ma la lascia entrare e la sorprende, proprio quando lei non se l'aspetta.





-" Relativista tollerante: ognuno ha occhi diversi, per cui nessuno ha torto o ragione. ... invece no. Non hai una sola visione delle cose. Le hai potenzialmente tutte."

-"...come in un caleidoscopio?"

-"...come in un caleidoscopio. Anche se il caleidoscopio ha bisogno di una mano che le giri, e i tuoi occhi di qualcuno che li bagni. Ognuno ha tutte le visioni dentro di sé....E' la premessa del versalismo. Il suo fondamento."

-" ...se ognuno ha tutte le visioni, dentro di sé, come scegliamo cosa vedere?"

-" quella mano che ci gira... le mani che ci girano. Chi ci cresce, dove cresciamo. Chi ci insegna a vivere. Ma niente è immobile, e se tutto è già dentro di noi...  e noi dovevamo fare quello: girare il caleidoscopio. Far vedere a milioni di persone che c'era un altro modo di vivere."

-"Tu sei caduto nel mio, caleidoscopio." 








venerdì 24 maggio 2013

Fragmenty - Interview

Horyzon, Capital City
Boiler - Sala Relax
Aprile 2515




E' una giornata come tante altre in quel di Capital City. I sobborghi pullulano della più vasta eterogenea accozzaglia di personaggi, ma in fin dei conti è il bello di ogni grande città che si rispetti. Il tessuto sociale lì è talmente intricato da non lasciare alcuna speranza di redenzione. Il Boiler è un locale di classe, dove la società per bene non esita a mettersi in mostra, nelle sala pubblica, sfoderando le migliori compagnie in un contesto altamente chiacchierato. La sala relax è un curioso connubio di stili, tonalità morbide che avvolgono e distendono, stando a simboleggiare, in quell'accostamento di colori e piante, la purezza e la fedeltà.


L'uomo seduto di fronte a lei si guarda intorno per qualche momento, tornando poi ad osservarla.

-Hai scelto un bel luogo di classe.

Le offre il suo solito tono sarcastico. Uno sguardo lesto. Lei sogghigna, sorniona.

-Mmmh...ero curiosa.

Siede composta di fronte a Edan; il busto adagiato allo schienale della sedia, le spalle dritte e le gambe deliziosamente accavallate sotto il tavolino, lasciate scoperte dal ginocchio in giù grazie all'abito corto che indossa: un Qipao in seta di pregiata fattura, che le accarezza le forme morbide del corpo come le fosse stato cucito addosso. Lo scruta, analizzando il suo abbigliamento.

-Sai, potrei portarti a fare acquisti.
-Non preoccuparti, non ce n'è bisogno. ... Sono una ragazza strana, non amo fare shopping.

Le rifila uno sguardo sbarazzino, strappandole un sorriso. 

-Hai dormito?

Le chiede, guardandola con attenzione. Ne cerca gli occhi direttamente, con costanza. I tratti severi del viso sempre inumidito dalla mitezza interiore che Anya, giorno dopo giorno sta imparando a conoscere.

-Mmmmh, ho capito. Mi vuoi togliere il divertimento di vederti ancheggiare con l'ultimo modello di Dulce e Babbana. - Afferma, sogghignando malandrina. - Sì..come al solito. - ammette. - Tu?


Lui alza le spalle, ha dormito bene, pare. 
-Posso sempre regalarti qualche spettacolino ancheggiatorio privato. La mia forza è il punto vita. 

Il sorriso chiuso di lei si vela di una malizia sottile, candidamente provocatoria. 

- Don't try me. 




Una conversazione placida, un'atmosfera tranquilla interrotta dall'arrivo di una addetta al servizio.
Non hanno ancora ordinato, e la ragazza porta un vassoio che fa scorrere sul tavolo. Reca semplicemente una confezione di cartone nero, legata da un fiocco dorato con striature scarlatte. C'è una rosa, sul vassoio, stesa. I colori sono intensi, un viola cupo, scuro, quasi tendente al nero, frutto evidentemente della genetica e la ricombinazione. E' stata tranciata, ma lo stelo è sigillato da una goccia di ceralacca nera, in modo che si conservi meglio e l'aria non penetri danneggiando il fiore. E' per la CEO, dice. Omaggio della direzione, o così sembra.
Un fatto curioso, che stimola soprattutto la curiosità di Edan. La invita tacitamente a scartare il pacchetto, ma Anya si dedica prima alla rosa. La annusa, la osserva. Chiaramente di laboratorio, persino il profumo è finto, geneticamente alterato.
Una coppia li ha raggiunti, nel frattempo. Si è sistemata a pochi tavoli di distanza e per qualche motivo ha attirato la curiosità di Edan. Nota qualcosa di strano, che a lei sfugge perché impegnata ora a scartare il misterioso pacchetto. Contiene una spilla curvata a rassomigliare una foglia di argento. Una foglia morbida, sinuosa, liscia, alla cui base è incastonata una pietra, di dimensioni abbastanza importanti. La pietra è ambrata, dai riflessi chiaramente non originali: una gemma creata in laboratorio, anch'essa.
Edan non guarda lei, non guarda più la scatola. Lentamente, non visto, porta la mano destra alla fondina ed estrae la Weyland, subodorando chissà quale minaccia nella presenza dell'altra coppia, ai suoi occhi decisamente stonata.

Anya alza lo sguardo all'ultimo istante.

-E' tutto di laboratorio.

Commenta, sulle prime, poi accigliandosi nel notare il gesto di lui.
-Che c'è?

Non ha tempo di chiedere altro.
La spilla che ora tiene tra le dita inizia a scattare.
Emette piccoli flash che inquadrano perfettamente il viso della CEO, lasciando intuire che dietro alla pietra ci sia in realtà l'obbiettivo di una piccola e discreta macchina fotografica. Nel momento in cui il primo flash scatta, i ragazzi al tavolo si alzano e al contempo la ragazza che ha servito il regalo si avvicina composta al tavolo dei due.
«Signorina Krushenko, è vero che lei frequenta il Touzi Wolfwood da molto tempo?» 
La biondina si sporge in avanti, con quello che sembra essere un piccolo registratore tascabile. 
Da dietro la ragazza con i capelli castani si volta e tra le mani regge una macchina fotografica di ultima generazione, con cui prende a scattare foto e al contempo può registrare il tutto. La voce del giovane si fa largo, le domande si affastellano. :
«Miss Krushenko, è vero che lei ha avuto una storia con l'Ammiraglio Wolfe?».
«E' vero che la Blue Sun contrabbanda armi verso il Rim e che da quando è lei a capo dell'organizzazione le bande criminali dell'Outer si sono irrobustite molto? Come risponde alle accuse dell'opinione pubblica, CEO? E' vero che ha fatto le scarpe alla precedente CEO, Declan Khan, per poter prendere il suo posto?»


Edan li osserva, costringendosi a riporre l'arma nella fondina. Si alza, interviene.
 -Ok giovani giornalisti d'inchiesta seria, non statele addosso, rilassatevi, calmatevi, fate i bravi.

Loro non sembrano ascoltarlo.
 E lei, forse, avrebbe preferito una bomba ad orologeria, chi lo sa. Sfarfalla le ciglia, stringendo le palpebre sugli occhi disturbati dai flash. Ripone la spilla nella scatola e pianta uno sguardo da felino infastidito sui due giornalisti, paparazzi di chissà quale giornaletto scandalistico, a giudicare dalla pioggia di domande assurde che la sommerge. Lancia ad Edan uno sguardo di preghiera, tacitamente invitandolo a lasciar perdere le armi, per quanto lei stessa avrebbe forse voglia di far piazza pulita di tutto.

 -Signori 
Mormora, pacata. nella voce scura viaggia lo stesso disappunto che vibra nel fondo degli occhi eppure mantiene un garbo ed una plomb invidiabili, lisciandosi con le dita la seta del Quipao, sul ginocchio superiore delle gambe accavallate. 

- Chiedere un appuntamento per ottenere un'intervista sarebbe stato poco..teatrale, presumo? 

Chiede, con un ghigno sornione e scosceso che curva l'angolo sinistro della bocca e rianima il drago tatuato allo zigomo. Non pare, comunque, intenzionata ad andarsene. Figuriamoci, scappare di fronte ai giornalisti. Ma rivolge ad Edan uno sguardo grato, nel momento in cui lui si prodiga per tenerli a bada, e ad una distanza che non invada troppo il suo spazio personale.  
Il Touzi ed io abbiamo avuto modo di collaborare in varie occasioni lavorative. Si tratta di una persona squisita, che ho l'onore ed il piacere di conoscere. 

Scandisce, con tono tutto sommato tranquillo. Si volta verso il giovane, sgranando gli occhi sulla domanda riguardo a Solomon. Scrolla il capo, con un ghigno ben in evidenza. 

- Io non ne so nulla, ma potreste sempre chiedere all'Ammiraglio, se non vi basta la mia parola. 

Si fa leggermente più seria, poi, riguardo l'accusa del contrabbando. Molto, seria, in verità.  

-Blue Sun è un'azienda seria, signori. Opera strettamente in campo legale, e da sempre è interessata allo studio delle tecnologie belliche. Non contrabbanda. Bensì vende i propri prodotti, attraverso canali legali e puliti, a coloro che ne fanno richiesta ed hanno i mezzi per acquistarli. 

Una pausa, un leggero espirare dalle narici. Si è irrigidita, la schiena dritta e l'aria vagamente marziale, solo ammorbidita dalla sua eleganza. Il viso - dai tratti solitamente morbidi e dolci sotto la cute pallida- assume un piglio severo, senza comunque perdere in gentilezza. 

 -Non vedo, poi, quali connessioni possano esserci tra me personalmente e questo rafforzamento di cui parlate. 


 L'ultima domanda le strappa un ghigno divertito, quasi. Scrolla il capo, schiocca la lingua sul palato.

- La CEO Khan è CEO di una divisione ben più importante di questa, adesso. Siete sicuri che questo significhi averle fatto le scarpe? 
Lei stessa mi ha voluto e mi ha affidato la guida dell'azienda prima di andarsene. Ma forse, potreste andare fino a Lòng City e chiedere direttamente a lei.

La presenza di Edan, chiaramente, attira ancora di più l'attenzione dei giornalisti. IL suo intervento stimola la loro curiosità.
«Lei è una delle sue conquiste? Chi è lei? Cosa fa per la CEO? E' uno dei suoi scagnozzi, dei suoi sostenitori politici?» una pausa, voci che si accavallano «E' vero che vuole scendere in politica? Perchè una Korolevita è a capo della Blue Sun di Capital City? E' vero che centra qualcosa con l'attentato ai danni del governo del suo paese? Alcuni sostengono che lei sia invischiata in situazioni poco chiare con la diplomazia di Koroleva! Come risponde alle accuse?» 
Avanzano microfoni, la gente incombe, spintona e pretende risposte, scattando foto, filmando senza ritegno, nella peggior tradizione giornalistica.«Che fine ha fatto la Thomson?» , «Usufruisce dei servizi della Casa, Miss Krushenko?»



-Mister Dartley lavora per me e si occupa della mia personale sicurezza. 
Risponde per prima, scandendo una replica bassa e arrochita, per togliere Edan dagli impicci. Scrolla poi il capo, con un sorrisino sottile e distaccato, vagamente sarcastico.
 -La politica non mi è mai interessata. 
Pronuncia poi, con un garbo pacato e serietà nei tratti del viso. Il drago sullo zigomo si rianima per contrazioni involontarie della guancia sinistra. Sulla domanda successiva ghigna, e inarca brevemente le sopracciglia, chiaramente sarcastica.
-Perché ho dimostrato di saper fare bene il mio lavoro, forse? 

Le domande riguardo all'attentato, le accuse che le vengono rivolte, scavano dentro una ferita ancora fresca. Bruciano come sale sulle ferite.
- Mi state accusando di aver preso parte ad un evento nel quale ho rischiato di perdere la mia famiglia? 

Chiede, a mezza voce. Un sussurro basso e arrochito che potrebbe ricordare il verso di un felino inquieto. Pianta gli occhi verdi sugli autori delle domande. Irritazione che brilla nel fondo dell'iride. Perde in compostezza, per qualche momento.

-Non sono invischiata in questioni poco chiare. Sono semplicemente la figlia di un diplomatico. 
Mormora, senza guardare i microfoni. Le successive domande la portano a sorridere rassegnata. 
-Miss Thomson non la troverete sepolta nel mio giardino, Signori. Anche perché non ne ho uno. Si è trasferita altrove per seguire gli impegni lavorativi del marito. ... No. Non ho mai usufruito dei servizi della Casa.

Edan è sempre lì. Le fa da scudo, tiene a bada la giornalista più fastidiosa. La stessa biondina che le ha consegnato la rosa, mascherata da dipendente del locale.

 «E' così che ha fatto breccia nel cuore della CEO, Mister Dartley?»


Quando si dice, la lungimiranza.






lunedì 15 aprile 2013

Dimitri

Horyzon -
Porto Federale di Capital City
Brigade Lady Hawk
Aprile 2515


Le ali del Brigade scintillavano, carezzate dalle luci artificiali del porto.
Dimitri Yuzov si sedette sul bordo della rampa metallica che, distesa all'aria fredda della notte, scopriva l'accesso al ventre della nave.
Una stiva sorprendentemente e maniacalmente ordinata, nella quale trovava spazio una outback nera ed impolverata, assicurata ad una delle paratie tramite appositi ganci per impedirne ammaccature in caso di turbolenze.
Si sedette accanto alla donna che lo aveva preceduto e che, ginocchia al petto e braccia intrecciate loro intorno,  stava fissando con sguardo assente il via vai del personale del dock. Sfilò dal taschino il solito pacchetto di Black Mamba 5, porgendolo a lei con un sospiro roco, silenzioso.
Dovette attendere qualche momento perché Anya si rendesse conto del gesto, e dunque allungasse le dita per sfilare una sigaretta dal pacchetto.
L'unico ringraziamento per l'amico e fedele meccanico,  la donna lo affidò allo sguardo, restando nel silenzio ancora per un po'.
Fu lui, il primo a prendere parola.

- Allora, hai intenzione di dirmi che cazzo è successo?
- Mh.
- Non ti azzardare a propinarmi i tuoi mugugni. Mi hai fatto spostare il Lady per la prima volta da mesi. 
- E con ciò?
- E con ciò, è da un po' che non vedo il tuo "amico".
- Non ti sfugge niente, ahn?
- Stasy...
- Non chiamarmi così. Non sei Lev. 
- Allora rispondimi e dimmi che ti è successo. Sei pallida, hai occhiaie come non te ne vedevo da tempo e mi sembri l'ombra di te stessa.
- Nulla...Se n'è andato.
- Andato? Ma..non avevate appena comprato casa?
- Già.

Le loro voci si intrecciavano ai rivoli di fumo delle sigarette. Toni bassi, discreti e complici, sul filo di un legame antico e ben saldo.

- Testa di cazzo. Io ti avevo detto di stare attenta.
- Sono stata attenta tutta la vita, Dim. Lo sai bene anche tu. Viene il momento in cui forse concedersi al rischio è ..inevitabile.
- Devo essere io a ricordarti che con il rischio precedente ci sei morta?
- Mmmh...
- Ti ha dato almeno qualche spiegazione?
- No. O forse io ho avuto paura di chiederla. 

Lo disse con un sorriso amaro, a mezza bocca, incastrato sulla guancia tatuata. Il drago sullo zigomo rischiarato dal lucore delle braci della sigaretta che stringeva tra le dita.
Il biondissimo russo al suo fianco scrollò la testa, grugnendo disapprovazione. La sovrastava in altezza e stazza, anche da seduto. Un meccanico con il fisico da lottatore e una gran predilezione per gli scontri a mani nude. Una vera e propria montagna di muscoli, al fianco del fisico slanciato ma sottile della pilota.

- Pensi ci sia di mezzo altro?
- Non lo so, Dim. Da tempo ormai le cose erano cambiate. Stavano cambiando. Riuscivo a percepirlo. I silenzi. Le assenze sempre più lunghe. Se ci sia un motivo esterno non...non lo so. 
- Non mi sembri convinta.
- Non è importante, in fondo. No? E' finita. Qualunque sia la ragione, è finita.
- Mh. E' un idiota. Dovrà trovare qualcun altro da cui farsi portare le sigarette. Questo è poco ma sicuro.
- Considerando il vizio che ha preso, lo manderai in crisi.
- E' quel che si merita per essersi lasciato scappare una come te.
- Mpfh. Piantala.
- ...come ti senti?
- Di merda. Come vuoi che mi senta?

In quel momento, in quel momento soltanto, Anya si concesse di lasciar affiorare il dolore. Non del tutto, ma una buona parte di esso. Oltre la maschera di placida accettazione che aveva mostrato al 'verse intero. Strinse gli occhi. Inspirò a fondo, cullandosi nell'aroma forte della Black Mamba che le riempiva il palato.
Dimitri restò in silenzio a guardarla, soppesandone lo stato emotivo e fisico per lunghi momenti.

- Sai cosa ti ci vorrebbe, adesso?
- Cosa?
- Sesso. Buon sesso. Anzi, ottimo sesso.
- Non farmici pensare. La fedeltà ad una relazione a distanza comporta un'astinenza che si può sopportare solo se poi...ma così.... 
- Ecco, appunto. Vedi che ho ragione? Andiamo.

La sgomitò piano, e cercò di prenderle la mano, per spingerla ad alzarsi. Sul volto del meccanico campeggiava un sorriso sornione, che la diceva lunga sulle sue intenzioni.

- Andare dove?

Chiese lei, spalancando poi gli occhi verdi, attonita, nel momento in cui comprese il senso di quell'invito.

- Ma ti ha dato di volta il cervello? Smettila. Non ci pensare nemmeno. Scordatelo!
- E perché mai? Tu hai bisogno di qualcosa, io posso dartela. Che male c'è?
- Che farlo con te sarebbe come andare a letto con mio fratello. Ecco cosa c'è di male, Dim! Santo cielo, se non è mai successo in tutti questi anni ci sarà un motivo, no? 
- Un motivo che mi è oscuro. Io non sono tuo fratello.
- Ma è come se lo fossi, diamine!...E poi sei stato con Cox. Con mia sorella! No. Non se ne parla. Non voglio nemmeno pensarci.

Si alzò di scatto, improvvisamente incapace di stare ancora ferma. gettò oltre la rampa il mozzicone di sigaretta ancora acceso, ne seguì la traiettoria aranciata con lo sguardo, sino a vederla scomparire a terra, avvolta da una macchia di oscurità.
Il Russo la guardò con aria di finto rimprovero. Intrecciò le braccia sul torace ampio, i muscoli messi in risalto dalla tuta lisa indossata.

- Così mi ferisci, lo sai vero?
- Te le cerchi, Dim. E l'unica cosa che ti concederà stasera sarà condividere con me una sbronza colossale.
- Va bene, va bene..ma se cambiassi idea...

Lo fulminò con lo sguardo, già ruotando su se stessa per dirigersi verso l'interno della nave.

- Nei tuoi sogni, Dim.
- Oh, ma in quelli è già successo un sacco di volte, Stasy.

Lei non rispose se non mostrandogli il dito medio della mano destra, alzata sopra la spalla, continuando a muoversi in direzione della cambusa.
Dimitri la osservò ghignando. Almeno aveva ottenuto una reazione, per quanto blanda. Pigiò il pulsante di chiusura del portellone e la seguì, pronto ad una notte piena d'alcool, e priva di sesso.







mercoledì 10 aprile 2013

ozhidaniya


[...]


What puts me right is nothing but what you showed me, before.

Le mie emozioni, del resto, sono sopraffatte dalla nostra tranquillità, Anya. Arriva un momento in cui, per forza, devi abbattere le aspettative da qualcosa: dalla vita, da te stesso, dai rapporti con gli altri o, almeno, dai rapporti con una persona. Quando riesci a fare questo, quando abbatti le aspettative, allora puoi avere tutto. Poiché quando hai tutto, non vuoi nulla di più: e se non vuoi nulla di più, allora tutto quello che ottieni in più è una sorpresa. Una piacevole sorpresa.
Ma abbattere le aspettative è uno sforzo quotidiano. E' non dimenticare la differenza essenziale tra il darsi del "tu" ed il darsi del "lei: sapendo quale sponda di uno stesso fiume queste due differenze rappresentano. Ed è anche non dimenticare che saranno, non so, un milione le cellule che danno forma ad un drago sul viso, ma ce ne sono almeno altre dieci miliardi da scoprire. E la cosa che mi conforta è che senza aspettative, non vivrò abbastanza per scoprire tutti e dieci quei miliardi: ma proprio per questo ogni giorno, scoperta, sarà una conquista.

Forse mi sono espresso in modo confusionario.

Sennen

giovedì 28 marzo 2013

doveriye

Horyzon, Capital City
Blue Sun Building - Ufficio Vice CEO








- ...Ma di chi, qui dentro, si fida veramente, Anya? 

-  Le uniche due persone di cui potevo fidarmi se ne sono andate, lasciandomi questa poltrona. ...quindi..direi che... Mi sto fidando di lei. Ora.









venerdì 8 marzo 2013

Nash slavnyy narod


Capital City; Horyzon
Blue Sun Building
Ufficio Vice CEO , 110 piano



L'ufficio è vuoto, silenzioso, sembra ancora più vasto da quando Scott se n'è andato lasciandola sola con i suoi pensieri.
Anastasiya Krushenko è seduta alla sua scrivania, con un tumbler colmo di bourbon tra le dita della mancina ed un c-pad di cui solo i superiori hanno la frequenza stretto nella mano destra.
Se lo rigira tra le dita, in preda ad un'inquietudine che non sembra placarsi con lo scorrere dei minuti.
Scott Chaplim, Comandante dell'Ottava Flotta Alleata, ha chiesto l'aiuto e il supporto della Blue Sun per la progettazione di un sistema che permetta di individuare oggetti 'invisibili' nascosti nello spazio.
Lo ha ascoltato, regalandogli tutta la propria placida attenzione. Ha fatto appello a tutto l'addestramento, la nonchalance, l'aplomb di cui dispone per fingere la dovuta sorpresa, il genuino e fresco interesse rispetto ad un argomento  di cui già era stata informata, per altre vie.
Per la prima volta dopo molto tempo, si è sentita lacerare dentro.

Scott Chaplim non è solo un Comandante Alleato ma, per lei, anche e soprattutto un compagno di vita. L'uomo che ama.
L'uomo che per lei ha messo a repentaglio tutto, tutta la sua carriera, in più occasioni.
L'uomo per cui lei ha rischiato molto, sfidando persino lo spazio ostile per recuperarlo quando è stato dichiarato disperso.
L'uomo per cui sfida, continuamente, l'opinione e il giudizio delle persone che più contano per lei, come ad esempio Molly: la donna che considera una sorella, ancora più di quanto lo sarebbe se fossero entrambe figlie dello stesso sangue.
L'uomo al quale aveva detto "non ti farò promesse. non posso farti promesse, se non quella di vivere ogni giorno tutto quel che ci viene offerto"; salvo poi acconsentire alla sua proposta folle ed acquistare una casa, insieme.
L'uomo con cui ama condividere la vita. O almeno tutto ciò che le è possibile condividere.
L'uomo di cui ha amato gli occhi così trasparenti sin dal primo istante, senza capirlo.
L'uomo che vuole accanto; che brama; di cui sente la mancanza ad ogni minuto trascorso lontano; di cui indossa le piastrine da molti mesi ormai: dal giorno in cui le sono state consegnate come pegno, nel suo letto d'ospedale.
Una promessa. "Tornerò a riprenderle."
L'uomo che ha mantenuto più volte  la promessa, eppure non  ne ha mai chiesto la restituzione.
L'uomo che è a conti fatti la persona più importante, la presenza irrinunciabile, il fuoco che vive sotto la sua pelle e brucia nelle vene ad ogni palpito di cuore.
L'uomo al quale è costretta a mentire per omissione, continuamente, nascondendo una parte di se stessa.
L'uomo al quale non può rivelare di essere quella che è: una spia. Un agente operativo facente capo ai servizi d'Intelligence di Koroleva. Sostanzialmente, un nemico.

Ma questa definizione per Anastasiya Krushenko ha perso colore da molto, moltissimo tempo ormai.
Non le è più possibile considerare Scott un nemico, a dispetto della divisa che indossa e della sua provenienza.
Di recente, qualcuno le ha consigliato di stare attenta e non fidarsi di lui; le è stato dipinto come una persona meschina, pronta a mentire, raggirare, approfittarsi di chi si fida di lui e  fare di tutto per il proprio tornaconto.
Parole che in un certo senso sa essere ben distanti dalla verità, per quanto riguardo il compagno.
Al tempo stesso, parole  che  l'hanno ferita nel profondo.
Le ha sentite sulla pelle, graffiare feroci la sua maschera ed il cuore diviso che palpita al di sotto.
Le ha sentite su se stessa. Si è vista, per un breve attimo, come potrebbero vederla altri se per un amaro scherzo del destino tutto ciò per cui ha lavorato nel corso degli ultimi mesi crollasse come un castello di carte al primo soffio di vento.

Lei, sì.
Lei è così.
E se pure Scott avesse veramente compiuto atti opinabili, Anya  non potrebbe fare a meno di vederlo con il rispetto e la comprensione di un soldato che ne veda un altro, compiere il proprio dovere.
E' solo la divisa che cambia. L'umore resta il medesimo. Gli intenti, anche.

Si era allontanata dal proprio paese, in preda all'odio, alla frustrazione  e al desiderio di libertà.
Attraverso la lontananza stava maturando nuovo rispetto per le istituzioni da cui è stata forgiata, messe in relazione a determinate realtà.
Accade però a volte di trovarsi in una situazione nella quale è difficile, se non impossibile, districarsi nel modo migliore. E' questo, che sta succedendo ora.

Il suo cuore diviso sanguina, lacerato tra un senso del dovere battuto a doppio filo dal debito contratto in seguito al rebirth e il desiderio bruciante di aiutare lui. Di non perdere lui.

Espira rumorosa, sfiatando dalle narici sul liquido ambrato nel bicchiere che accosta al viso, alle labbra che vi poggia sul bordo rovesciando appena il capo indietro per vuotarlo d'un fiato.
Stringe le palpebre, rilegge mentalmente il testo dell'ultimo messaggio ricevuto.

cortex mail [on]
Il concetto retrostante e' similare, ed e' quanto in fase di studio in numerosi laboratori: il merito della nostra gloriosa nazione e' stato realizzare un meccanismo di occultamento funzionante al 100%

Gli schemi tecnici, al momento, non verranno diffusi a nessuno degli agenti operativi attualmente in campo.


"La nostra gloriosa nazione".
Sospira a lungo, ripetendosi quelle stesse parole mentalmente, come fossero un mantra.
Sino a quando non si rende conto che hanno del tutto perso il loro significato.
Le sembra di sentire la voce del Generale, come quando era bambina. Come prima di partire.
Scocca un'occhiata fuori dalla finestra. L'ampia parete a vetri  offre una vista mozzafiato sulla città.
Deposita il tumbler ormai vuoto sulla scrivania e scrolla inquieta la testa. La chioma corvina s'arruffa intorno al viso tatuato.
Non riesce a vedere nulla di glorioso.
Istintivamente porta la mano libera all'altezza del cuore: stringe le piastrine di Scott tra le dita e chiude gli occhi, domandandosi per l'ennesima volta che cosa sarà domani


giovedì 7 marzo 2013

Moscow



cortex mail [on]
Da Intelligence Koroleviana
Agenti Intelligence Koroleviano
Oggetto:  vascello classe Moskov

Segnaliamo la possibile presenza al confine border/rim di vascello tattico, classe sperimentale Moskov.

Il vascello in questione, prodotto nei cantieri navali di Koroleva, è dotato di un innovativo, unico sistema di propulsione silenziosa e capace di completo occultamento a sensori comuni ed avanzati.

L'ufficiale in comando è Georgj Alexandrov, pluridecorato, abile comandante e ritenuto fedele all'asset di comando Koroleviano. Navi koroleviane, tutte intestate a sceriffi locali,sono gia' dispiegate alla ricerca del vascello che non ha eseguito il ritorno dopo il volo di collaudo, puntando in direzione Border all'ultimo contatto da noi ricevuto
L'ufficiale politico a bordo non ha, come da ordini, fatto rapporto prima dell'avvia della propulsione silenziosa e dell'occultamento.

E' possibile che la Moskov stia disertando in favore dell'Alleanza.

Rintracciare e catturare il vascello classe Moskov, cosi' come trovare ulteriori informazionie, è missione prioritaria per ogni agente operativo.

lunedì 4 marzo 2013

Neprednamerennyye posledstviya

Horyzon, Capital City
Appartamento in Ocean Park - interno notte
Febbraio 2515


Anastasiya Krushenko è appollaiata su uno degli sgabelli bianchi sistemati accanto all'isola cucina.
Sul ripiano in marmo di fronte a lei se ne sta l'holodeck acceso, connesso con un altro apparecchio situato a diversi pianeti di distanza, in un altro sistema solare.

Sullo schermo, il volto sgranato di un uomo che non ha modo di incontrare di persona da molto tempo ormai. La distanza è tale che le immagini sono rallentate, il segnale disturbato nonostante il canale criptato ed iper protetto. La voce del russo risuona distorta, quasi metallica a tratti. Incredulo, per le notizie che lei gli ha appena riferito.
D'altro canto Anastasiya stessa non sembra meno sorpresa, o meno incline a interpretare tutto come un diabolico scherzo del destino.
Nel silenzio dell'appartamento risuonano solo le loro voci. Basse, nonostante la tentazione di urlare sia sempre forte quando c'è la consapevolezza di un vasto settore di spazio cosmico a sancire le distanze.

Fra domanda e risposta, tra una battuta e l'altra scorrono sempre momenti piuttosto lunghi, a tratti minuti, che rendono il dialogo più surreale, come fosse arbitrato da melassa invisibile.

-Mi stai prendendo in giro, Volpe? 
-Mi aspettavo questa domanda. ...No. Sono serissima, anche se non sembra.
-Sembri sul punto di scoppiare a ridere da un momento all'altro.
-Perché lo sono! 
-Allora mi stai prendendo in giro veramente.
-No, Yas. E' come ti ho detto. Mi hanno promosso a Vice Ceo. Per volontà di Miss Khan stessa.
-...
-Sono seria! ...Anche se credo scoppierò in una risata isterica da un momento all'altro.
-No, ascolta. Smettila di raccontarmi frottole. Che cazzo, lo sai che poi devo fare rapporto. Sono sempre un tuo superiore!
-Se non mi credi, perché non avvii un controllo sull'IdN? Dovrebbe essere il primo risultato utile ufficiale, subito dopo al mio nome.
-Lo sto facendo.
-Ottimo. Mentre attendi la risposta, avrei anche altre cose da dirti.
-Sono altre prese per il culo?
-Sei un irresistibile umorista, Yas.  No. Sono serie. E'...seria. E personale.
-Che hai combinato stavolta? Sei improvvisamente rinsavita e hai mollato il tuo soldato per qualcuno di meno pericoloso e paradossalmente più utile alla causa?
-No.  Direi che è esattamente il contrario. E ti rammento che non è a causa sua che sono... morta, la prima volta. Non è certo il più pericoloso sulla piazza.
-U vas yestʹ moye vnimaniye. 
-Korosho. Vivo con lui.
-Izvyniat'. Devo aver sentito male. Mi è sembrato avessi detto che vivi con ...lui.
-Hai sentito benissimo.
-Credo che il Rebirth ti abbia cotto il cervello. O a resuscitare è stata l'Anastasiya di un'altra dimensione.
-Sai che non mi piace quando usi il mio nome, Yas.
-A me non piace quello che mi stai raccontando. E non siamo nemmeno lontanamente pari.
-Non capisco che cosa ci sia di così folle.
-Che cosa non capisci? Il fatto che tu sia un agente d'Intelligence di Koroleva e lui un Ufficiale Alleato e che la vostra unione risulti innocua quanto un reattore a fusione in sovraccarico? O che vivendo con lui dovrai stare sempre ben più che attenta a nascondere tutto e...oh, dimmi che non avete un video sistema di sorveglianza interna.
-Non l'abbiamo. ...Strano, mi era parso, fino ad ora, che ti facessero comodo le informazioni ricavate grazie alla mia relazione con lui. Ora, improvvisamente, mostri scetticismo?
-Certo che fanno comodo. E non sono scettico. Sono preoccupato. Diamine, sei morta , Volpe. Ti abbiamo trovata per puro caso, e sai quanto me che essere tornata è un miracolo. Ora ti immergi in un potenziale disastro?
-A questo proposito. Ho...
-..Hai, cosa?
-..cercato di prevenire il disastro.
-Pisda! 
-Almeno lasciami spiegare prima di inveire
-No, non mi riferivo a quello. Pisda... ho la risposta sull'Idn. Anastasiya Irina Diodora Krushenko, Vice Ceo Blue Sun: Capital City.
-Sembri sorpreso. Te l'avevo detto.
-Sono, sorpreso. Devono avere un discreto senso dell'umorismo, alla Blue Sun. Oppure Carter ha valutato che fosse la mossa più politicamente saggia da fare per attirare le simpatie del Rim. 
-Il pensiero mi ha sfiorata. In fondo siamo tutti pedine. E giocatori al tempo stesso.
-La stampa ci andrà a nozze.
-Ha già iniziato.
-Interviste, foto...pisda.
-Vedo che hai compreso. Il mio volto è già piuttosto noto. Credi qualcuno del Klan sia ancora in giro e possa...riconoscermi?
-No. L'unico che ancora ci sfugge è Bijeli. Gli altri li abbiamo neutralizzati. Tutti. O quasi.
-In questo non posso aiutarti. Quel bastardo è sparito prima che potessi consegnarvelo. ...E' possibile che facciano controlli approfonditi, se non li hanno già fatti...
-Probabile, sì.
-Mio padre...
-Potrebbe emergere? Possibile. E' quasi strano che nessuno abbia ancora notato gli agganci. E' un cognome ingombrante, il tuo.
-Ah, nel Core sono abituati a non guardare al di là del loro naso. Sempre che  non serva ai loro affari. Possibile che siano in pochi a conoscere i nomi dei membri del nostro governo. Casi eccezionali. Ma i giornalisti sono altra pasta. Ficcanaso per natura.
-Ne parlerò con lui. Forse potrebbe addirittura essere quasi...utile. Un segnale di distensione da sfruttare ufficialmente. Oppure una terribile zappa sui piedi nei rapporti con l'Indipendenza. O chissà che altro.
-Bene, speravo lo dicessi. Ancora non l'ho informato. Di nulla.
-Immaginavo. Scordati che gli dica il resto. ...a proposito del resto. Cosa dicevi sul modo di prevenire il disastro?
-Dovevo dargli qualcosa in mano, di concreto, perché capisse che non sono una terrorista. Non sono quella che credeva, o credevano. 
-Dal suo punto di vista potresti essere anche peggio. Che cosa gli hai dato?
-Le mie piastrine.
-Tu cosa? Le tue piastrine?! 
-Respira, calmati. Alla tua età fa male scaldarsi così.
-Ti strozzerei con le mie mani se fossi qui.
-Per fortuna non ci sono, poi ti mancherei.
-Non ci contare troppo. Sei uscita di senno?
-Sei noioso, mi fai la stessa domanda in continuazione. La risposta è sempre: no. 
-Cazzo. Sei...sei davvero così presa, da quest'uomo? Quando Ivan me l'ha detto non riuscivo a crederci.
-Invece puoi crederci. Ora, se ti calmi..ti spiego. 
-Spiegami, ma non ti garantisco la calma.
- Gli ho detto che ero un soldato, come lui. Gli ho detto del mio passato nella FOM, e del fatto che lavorassi come infiltrata nelle organizzazioni criminali..e che per questo mi sono avvicinata all'equipaggio della Monkey Wrench. Seguendo le tracce di B. ...Se anche facessero un controllo, vedrebbero che effettivamente ero pilota attivo delle Forze dell'ordine Moscovite , e il congedo risulterebbe come copertura per l'ambiente criminale.
-...
- Ti ho lasciato senza parole?
-...Da. ...Potrebbe...potrebbe funzionare.
-Fino ad ora ha funzionato. E considerato il fatto che non ho intenzione di mutare la mia posizione attuale, potrebbe continuare a funzionare.
-Vuoi davvero restare lì? Alla Blue Sun, in quella posizione?
-E tu vorresti davvero che rinunciassi? In questo modo potrò tenere rapporti ottimali con la Flotta, e farvi avere anche più informazioni di prima.
-Non tornerai, vero? Intendo, per più di una visita.
-No. Non fino a quando ci sarà lui, qui. 
-Capisco.
-Non credo...ma apprezzo lo sforzo.
-Fai attenzione. Io mi occuperò del Generale, e dei tuoi dossier militari.
-D'accordo. Grazie.
-Sii puntuale con i rapporti. Non voglio mandare qualcuno a cercarti inutilmente.
-Da, da. Ora è meglio chiudere. Tra un paio d'ore devo essere in ufficio.
-Dèi. Con questa stenderò tutti. 
-Già. Lo immagino. Buona notte Yas.
-click-