giovedì 28 marzo 2013

doveriye

Horyzon, Capital City
Blue Sun Building - Ufficio Vice CEO








- ...Ma di chi, qui dentro, si fida veramente, Anya? 

-  Le uniche due persone di cui potevo fidarmi se ne sono andate, lasciandomi questa poltrona. ...quindi..direi che... Mi sto fidando di lei. Ora.









venerdì 8 marzo 2013

Nash slavnyy narod


Capital City; Horyzon
Blue Sun Building
Ufficio Vice CEO , 110 piano



L'ufficio è vuoto, silenzioso, sembra ancora più vasto da quando Scott se n'è andato lasciandola sola con i suoi pensieri.
Anastasiya Krushenko è seduta alla sua scrivania, con un tumbler colmo di bourbon tra le dita della mancina ed un c-pad di cui solo i superiori hanno la frequenza stretto nella mano destra.
Se lo rigira tra le dita, in preda ad un'inquietudine che non sembra placarsi con lo scorrere dei minuti.
Scott Chaplim, Comandante dell'Ottava Flotta Alleata, ha chiesto l'aiuto e il supporto della Blue Sun per la progettazione di un sistema che permetta di individuare oggetti 'invisibili' nascosti nello spazio.
Lo ha ascoltato, regalandogli tutta la propria placida attenzione. Ha fatto appello a tutto l'addestramento, la nonchalance, l'aplomb di cui dispone per fingere la dovuta sorpresa, il genuino e fresco interesse rispetto ad un argomento  di cui già era stata informata, per altre vie.
Per la prima volta dopo molto tempo, si è sentita lacerare dentro.

Scott Chaplim non è solo un Comandante Alleato ma, per lei, anche e soprattutto un compagno di vita. L'uomo che ama.
L'uomo che per lei ha messo a repentaglio tutto, tutta la sua carriera, in più occasioni.
L'uomo per cui lei ha rischiato molto, sfidando persino lo spazio ostile per recuperarlo quando è stato dichiarato disperso.
L'uomo per cui sfida, continuamente, l'opinione e il giudizio delle persone che più contano per lei, come ad esempio Molly: la donna che considera una sorella, ancora più di quanto lo sarebbe se fossero entrambe figlie dello stesso sangue.
L'uomo al quale aveva detto "non ti farò promesse. non posso farti promesse, se non quella di vivere ogni giorno tutto quel che ci viene offerto"; salvo poi acconsentire alla sua proposta folle ed acquistare una casa, insieme.
L'uomo con cui ama condividere la vita. O almeno tutto ciò che le è possibile condividere.
L'uomo di cui ha amato gli occhi così trasparenti sin dal primo istante, senza capirlo.
L'uomo che vuole accanto; che brama; di cui sente la mancanza ad ogni minuto trascorso lontano; di cui indossa le piastrine da molti mesi ormai: dal giorno in cui le sono state consegnate come pegno, nel suo letto d'ospedale.
Una promessa. "Tornerò a riprenderle."
L'uomo che ha mantenuto più volte  la promessa, eppure non  ne ha mai chiesto la restituzione.
L'uomo che è a conti fatti la persona più importante, la presenza irrinunciabile, il fuoco che vive sotto la sua pelle e brucia nelle vene ad ogni palpito di cuore.
L'uomo al quale è costretta a mentire per omissione, continuamente, nascondendo una parte di se stessa.
L'uomo al quale non può rivelare di essere quella che è: una spia. Un agente operativo facente capo ai servizi d'Intelligence di Koroleva. Sostanzialmente, un nemico.

Ma questa definizione per Anastasiya Krushenko ha perso colore da molto, moltissimo tempo ormai.
Non le è più possibile considerare Scott un nemico, a dispetto della divisa che indossa e della sua provenienza.
Di recente, qualcuno le ha consigliato di stare attenta e non fidarsi di lui; le è stato dipinto come una persona meschina, pronta a mentire, raggirare, approfittarsi di chi si fida di lui e  fare di tutto per il proprio tornaconto.
Parole che in un certo senso sa essere ben distanti dalla verità, per quanto riguardo il compagno.
Al tempo stesso, parole  che  l'hanno ferita nel profondo.
Le ha sentite sulla pelle, graffiare feroci la sua maschera ed il cuore diviso che palpita al di sotto.
Le ha sentite su se stessa. Si è vista, per un breve attimo, come potrebbero vederla altri se per un amaro scherzo del destino tutto ciò per cui ha lavorato nel corso degli ultimi mesi crollasse come un castello di carte al primo soffio di vento.

Lei, sì.
Lei è così.
E se pure Scott avesse veramente compiuto atti opinabili, Anya  non potrebbe fare a meno di vederlo con il rispetto e la comprensione di un soldato che ne veda un altro, compiere il proprio dovere.
E' solo la divisa che cambia. L'umore resta il medesimo. Gli intenti, anche.

Si era allontanata dal proprio paese, in preda all'odio, alla frustrazione  e al desiderio di libertà.
Attraverso la lontananza stava maturando nuovo rispetto per le istituzioni da cui è stata forgiata, messe in relazione a determinate realtà.
Accade però a volte di trovarsi in una situazione nella quale è difficile, se non impossibile, districarsi nel modo migliore. E' questo, che sta succedendo ora.

Il suo cuore diviso sanguina, lacerato tra un senso del dovere battuto a doppio filo dal debito contratto in seguito al rebirth e il desiderio bruciante di aiutare lui. Di non perdere lui.

Espira rumorosa, sfiatando dalle narici sul liquido ambrato nel bicchiere che accosta al viso, alle labbra che vi poggia sul bordo rovesciando appena il capo indietro per vuotarlo d'un fiato.
Stringe le palpebre, rilegge mentalmente il testo dell'ultimo messaggio ricevuto.

cortex mail [on]
Il concetto retrostante e' similare, ed e' quanto in fase di studio in numerosi laboratori: il merito della nostra gloriosa nazione e' stato realizzare un meccanismo di occultamento funzionante al 100%

Gli schemi tecnici, al momento, non verranno diffusi a nessuno degli agenti operativi attualmente in campo.


"La nostra gloriosa nazione".
Sospira a lungo, ripetendosi quelle stesse parole mentalmente, come fossero un mantra.
Sino a quando non si rende conto che hanno del tutto perso il loro significato.
Le sembra di sentire la voce del Generale, come quando era bambina. Come prima di partire.
Scocca un'occhiata fuori dalla finestra. L'ampia parete a vetri  offre una vista mozzafiato sulla città.
Deposita il tumbler ormai vuoto sulla scrivania e scrolla inquieta la testa. La chioma corvina s'arruffa intorno al viso tatuato.
Non riesce a vedere nulla di glorioso.
Istintivamente porta la mano libera all'altezza del cuore: stringe le piastrine di Scott tra le dita e chiude gli occhi, domandandosi per l'ennesima volta che cosa sarà domani


giovedì 7 marzo 2013

Moscow



cortex mail [on]
Da Intelligence Koroleviana
Agenti Intelligence Koroleviano
Oggetto:  vascello classe Moskov

Segnaliamo la possibile presenza al confine border/rim di vascello tattico, classe sperimentale Moskov.

Il vascello in questione, prodotto nei cantieri navali di Koroleva, è dotato di un innovativo, unico sistema di propulsione silenziosa e capace di completo occultamento a sensori comuni ed avanzati.

L'ufficiale in comando è Georgj Alexandrov, pluridecorato, abile comandante e ritenuto fedele all'asset di comando Koroleviano. Navi koroleviane, tutte intestate a sceriffi locali,sono gia' dispiegate alla ricerca del vascello che non ha eseguito il ritorno dopo il volo di collaudo, puntando in direzione Border all'ultimo contatto da noi ricevuto
L'ufficiale politico a bordo non ha, come da ordini, fatto rapporto prima dell'avvia della propulsione silenziosa e dell'occultamento.

E' possibile che la Moskov stia disertando in favore dell'Alleanza.

Rintracciare e catturare il vascello classe Moskov, cosi' come trovare ulteriori informazionie, è missione prioritaria per ogni agente operativo.

lunedì 4 marzo 2013

Neprednamerennyye posledstviya

Horyzon, Capital City
Appartamento in Ocean Park - interno notte
Febbraio 2515


Anastasiya Krushenko è appollaiata su uno degli sgabelli bianchi sistemati accanto all'isola cucina.
Sul ripiano in marmo di fronte a lei se ne sta l'holodeck acceso, connesso con un altro apparecchio situato a diversi pianeti di distanza, in un altro sistema solare.

Sullo schermo, il volto sgranato di un uomo che non ha modo di incontrare di persona da molto tempo ormai. La distanza è tale che le immagini sono rallentate, il segnale disturbato nonostante il canale criptato ed iper protetto. La voce del russo risuona distorta, quasi metallica a tratti. Incredulo, per le notizie che lei gli ha appena riferito.
D'altro canto Anastasiya stessa non sembra meno sorpresa, o meno incline a interpretare tutto come un diabolico scherzo del destino.
Nel silenzio dell'appartamento risuonano solo le loro voci. Basse, nonostante la tentazione di urlare sia sempre forte quando c'è la consapevolezza di un vasto settore di spazio cosmico a sancire le distanze.

Fra domanda e risposta, tra una battuta e l'altra scorrono sempre momenti piuttosto lunghi, a tratti minuti, che rendono il dialogo più surreale, come fosse arbitrato da melassa invisibile.

-Mi stai prendendo in giro, Volpe? 
-Mi aspettavo questa domanda. ...No. Sono serissima, anche se non sembra.
-Sembri sul punto di scoppiare a ridere da un momento all'altro.
-Perché lo sono! 
-Allora mi stai prendendo in giro veramente.
-No, Yas. E' come ti ho detto. Mi hanno promosso a Vice Ceo. Per volontà di Miss Khan stessa.
-...
-Sono seria! ...Anche se credo scoppierò in una risata isterica da un momento all'altro.
-No, ascolta. Smettila di raccontarmi frottole. Che cazzo, lo sai che poi devo fare rapporto. Sono sempre un tuo superiore!
-Se non mi credi, perché non avvii un controllo sull'IdN? Dovrebbe essere il primo risultato utile ufficiale, subito dopo al mio nome.
-Lo sto facendo.
-Ottimo. Mentre attendi la risposta, avrei anche altre cose da dirti.
-Sono altre prese per il culo?
-Sei un irresistibile umorista, Yas.  No. Sono serie. E'...seria. E personale.
-Che hai combinato stavolta? Sei improvvisamente rinsavita e hai mollato il tuo soldato per qualcuno di meno pericoloso e paradossalmente più utile alla causa?
-No.  Direi che è esattamente il contrario. E ti rammento che non è a causa sua che sono... morta, la prima volta. Non è certo il più pericoloso sulla piazza.
-U vas yestʹ moye vnimaniye. 
-Korosho. Vivo con lui.
-Izvyniat'. Devo aver sentito male. Mi è sembrato avessi detto che vivi con ...lui.
-Hai sentito benissimo.
-Credo che il Rebirth ti abbia cotto il cervello. O a resuscitare è stata l'Anastasiya di un'altra dimensione.
-Sai che non mi piace quando usi il mio nome, Yas.
-A me non piace quello che mi stai raccontando. E non siamo nemmeno lontanamente pari.
-Non capisco che cosa ci sia di così folle.
-Che cosa non capisci? Il fatto che tu sia un agente d'Intelligence di Koroleva e lui un Ufficiale Alleato e che la vostra unione risulti innocua quanto un reattore a fusione in sovraccarico? O che vivendo con lui dovrai stare sempre ben più che attenta a nascondere tutto e...oh, dimmi che non avete un video sistema di sorveglianza interna.
-Non l'abbiamo. ...Strano, mi era parso, fino ad ora, che ti facessero comodo le informazioni ricavate grazie alla mia relazione con lui. Ora, improvvisamente, mostri scetticismo?
-Certo che fanno comodo. E non sono scettico. Sono preoccupato. Diamine, sei morta , Volpe. Ti abbiamo trovata per puro caso, e sai quanto me che essere tornata è un miracolo. Ora ti immergi in un potenziale disastro?
-A questo proposito. Ho...
-..Hai, cosa?
-..cercato di prevenire il disastro.
-Pisda! 
-Almeno lasciami spiegare prima di inveire
-No, non mi riferivo a quello. Pisda... ho la risposta sull'Idn. Anastasiya Irina Diodora Krushenko, Vice Ceo Blue Sun: Capital City.
-Sembri sorpreso. Te l'avevo detto.
-Sono, sorpreso. Devono avere un discreto senso dell'umorismo, alla Blue Sun. Oppure Carter ha valutato che fosse la mossa più politicamente saggia da fare per attirare le simpatie del Rim. 
-Il pensiero mi ha sfiorata. In fondo siamo tutti pedine. E giocatori al tempo stesso.
-La stampa ci andrà a nozze.
-Ha già iniziato.
-Interviste, foto...pisda.
-Vedo che hai compreso. Il mio volto è già piuttosto noto. Credi qualcuno del Klan sia ancora in giro e possa...riconoscermi?
-No. L'unico che ancora ci sfugge è Bijeli. Gli altri li abbiamo neutralizzati. Tutti. O quasi.
-In questo non posso aiutarti. Quel bastardo è sparito prima che potessi consegnarvelo. ...E' possibile che facciano controlli approfonditi, se non li hanno già fatti...
-Probabile, sì.
-Mio padre...
-Potrebbe emergere? Possibile. E' quasi strano che nessuno abbia ancora notato gli agganci. E' un cognome ingombrante, il tuo.
-Ah, nel Core sono abituati a non guardare al di là del loro naso. Sempre che  non serva ai loro affari. Possibile che siano in pochi a conoscere i nomi dei membri del nostro governo. Casi eccezionali. Ma i giornalisti sono altra pasta. Ficcanaso per natura.
-Ne parlerò con lui. Forse potrebbe addirittura essere quasi...utile. Un segnale di distensione da sfruttare ufficialmente. Oppure una terribile zappa sui piedi nei rapporti con l'Indipendenza. O chissà che altro.
-Bene, speravo lo dicessi. Ancora non l'ho informato. Di nulla.
-Immaginavo. Scordati che gli dica il resto. ...a proposito del resto. Cosa dicevi sul modo di prevenire il disastro?
-Dovevo dargli qualcosa in mano, di concreto, perché capisse che non sono una terrorista. Non sono quella che credeva, o credevano. 
-Dal suo punto di vista potresti essere anche peggio. Che cosa gli hai dato?
-Le mie piastrine.
-Tu cosa? Le tue piastrine?! 
-Respira, calmati. Alla tua età fa male scaldarsi così.
-Ti strozzerei con le mie mani se fossi qui.
-Per fortuna non ci sono, poi ti mancherei.
-Non ci contare troppo. Sei uscita di senno?
-Sei noioso, mi fai la stessa domanda in continuazione. La risposta è sempre: no. 
-Cazzo. Sei...sei davvero così presa, da quest'uomo? Quando Ivan me l'ha detto non riuscivo a crederci.
-Invece puoi crederci. Ora, se ti calmi..ti spiego. 
-Spiegami, ma non ti garantisco la calma.
- Gli ho detto che ero un soldato, come lui. Gli ho detto del mio passato nella FOM, e del fatto che lavorassi come infiltrata nelle organizzazioni criminali..e che per questo mi sono avvicinata all'equipaggio della Monkey Wrench. Seguendo le tracce di B. ...Se anche facessero un controllo, vedrebbero che effettivamente ero pilota attivo delle Forze dell'ordine Moscovite , e il congedo risulterebbe come copertura per l'ambiente criminale.
-...
- Ti ho lasciato senza parole?
-...Da. ...Potrebbe...potrebbe funzionare.
-Fino ad ora ha funzionato. E considerato il fatto che non ho intenzione di mutare la mia posizione attuale, potrebbe continuare a funzionare.
-Vuoi davvero restare lì? Alla Blue Sun, in quella posizione?
-E tu vorresti davvero che rinunciassi? In questo modo potrò tenere rapporti ottimali con la Flotta, e farvi avere anche più informazioni di prima.
-Non tornerai, vero? Intendo, per più di una visita.
-No. Non fino a quando ci sarà lui, qui. 
-Capisco.
-Non credo...ma apprezzo lo sforzo.
-Fai attenzione. Io mi occuperò del Generale, e dei tuoi dossier militari.
-D'accordo. Grazie.
-Sii puntuale con i rapporti. Non voglio mandare qualcuno a cercarti inutilmente.
-Da, da. Ora è meglio chiudere. Tra un paio d'ore devo essere in ufficio.
-Dèi. Con questa stenderò tutti. 
-Già. Lo immagino. Buona notte Yas.
-click-

темный - II

Horyzon, Capital City
Appartamento in Ocean Park 
Febbraio 2515



Buio.
Oscurità densa, vischiosa, in cui è difficile muoversi.
Un nulla da cui emergono artigli a ghermire, graffiare, immobilizzare. Nel vuoto.
Buio.
Un senso di angoscia profonda, l'impossibilità di reagire che si traduce in un terrore sordo, acuta disperazione, rabbioso senso di impotenza.

Anya Krushenko si agita nel sonno. Le curve generose del corpo avvolte da una t-shirt blu troppo grande per essere sua. Si arriccia sul ventre piatto, scoprendo i solchi delle cicatrici che le devastano il petto, sul chiarore della cute carezzata dai raggi di luna, attraverso l'enorme parete a vetrata che caratterizza la stanza da letto. Si affaccia direttamente sul mare, come quasi tutte le finestre dell'appartamento, all'ultimo piano del palazzo.
Una visione che sembra circondare di pace ovattata tutta la casa come se fosse l'interno di un acquario, riflettendosi nei toni azzurrini dell'arredamento voluto per ricordarne le atmosfere.
Non ci sono tendaggi alle finestre. Nessun aiuto offerto all'oscurità, che viene sconfitta definitivamente da una piccola lampada a forma di stella blu posta proprio accanto al suo lato del letto.

Non riesce a dormire al buio. E' il prezzo da pagare per essere tornata in vita. Un freno sconvolgente all'istinto indomito che la caratterizzava . Un terrore atavico, immobilizzante. O spinta convulsa ed irrazionale verso l'uscita dalla Tenebra.
Sul comodino, in eterno movimento, una holofoto di Scott, scattata sulla spiaggia il giorno in cui hanno messo piede per la prima volta insieme nella loro nuova casa.

Whisky, il cane del compagno che passa quasi più tempo con lei, è accucciato in fondo al letto, con il muso sulle zampe anteriore e gli occhi umidi, profondi, che di quando in quando si schiudono per spiare la donna nel suo sonno tormentato. A tratti guaisce piano, come ne percepisse le ansie.

Scott non c'è.
Il suo lato del letto è vuoto e freddo, in contrasto col cuscino stropicciato per il modo convulso in cui lei lo cerca nel sonno. E' partito per una delle solite missioni, con la solita irrinunciabile promessa.
"Cercherò di tornare, sempre, da te."
E' un mondo strano, il loro. Ostile. Il 'verse in cui è impossibile poter fare promesse di ogni sorta, se non quella di 'Tentare'.

Nel sonno, nella fase in cui l'inconscio prende il sopravvento crolla ogni maschera. Affiora la fragilità figlia di una parte della sua esistenza che è costretta a nascondere in continuazione, con chiunque e soprattutto con chi ha scoperto di amare di più. La stessa fragilità madre di un attaccamento che mai si sarebbe sognata di provare, per nessuno.

Nel sonno, le ombre si fanno più viscide e spaventose, avvolgendola come melassa da cui è impossibile districarsi. E mentre artigli inesistenti la afferrano, stringendola ovunque come volessero risucchiarla nel nulla attraverso il letto stesso, mentre le ombre più fitte annebbiano le immagini di chi le è più caro minacciando di scaraventare ogni ricordo in un buco nero come quello che già ha sperimentato sulla pelle e colpevole di aver spazzato via per sempre una fetta della sua memoria, ecco che l'aria viene a mancare e con uno scatto improvviso lei apre gli occhi, dapprima senza vedere null'altro che non il proprio terrore, sollevandosi a sedere in preda all'affanno.

Whisky guaisce e balza giù dal letto, per aggirarlo e portarsi al fianco della donna. La coda ondeggia piano, le orecchie si smuovono incerte. La guarda, avvicinando il muso umido alla sua gamba nuda che affiora tra le lenzuola. Un piccolo colpetto del tartufo, con cui la annusa come fiutasse l'odore della sua paura attraverso i pori dilatati.
Le ci vuole qualche momento per capire di essere sveglia. Sbatte le palpebre più vote per scacciare il velo del sonno ed una oscurità che è solo nella sua mente, mettendo a fuoco la luce soffusa e azzurrina che avvolge la stanza. Le ombre dell'oceano oltre le vetrate, decine e decine di metri più in basso. Il modo in cui si srotolano sulla spiaggia, tra riccioli di spuma bianca.
Inspira, espira. L'affanno solleva le curve tonde dei seni, il tessuto leggero della t-shirt le ricade in grembo, coprendo i segni della morte.
Il contatto con il cane sembra scuoterla, riportarla definitivamente alla realtà, nonostante il cuore in gola e qualche minuscola gocciolina di sudore che riluce lungo il viso, carezzata dalle luci artificiali della stanza.


"Da, ya znayu . Eto normalʹno , ne volnuytesʹ " 


Gli parla in russo, come fa spesso quando è da sola o in preda a qualche inquietudine. Il tentativo di tranquillizzarlo accompagna il movimento delle gambe, che fluida spinge oltre il bordo del letto, sino a toccare il pavimento con i piedi nudi. Si piega appena, con le mani a cercare il muso dell'animale e offrirgli qualche coccola, nel duplice intento di placare lui e se stessa.
Il pastore tedesco la guarda, guaisce, le lecca le dita e abbaia piano, una volta sola, girandosi con il muso in direzione della porta, come volesse indicarle chissà cosa. Lei sorride, scrolla il capo, si passa una mano tra i capelli scompigliati.
Ha gli occhi ancora dilatati, le pupille che si sono fatte strada riducendo l'iride ad una sottile curva di muschio. Si umetta le labbra, ed il drago tatuato sembra prendere vita sulla cute chiara, pallida per il brusco risveglio.

"E' troppo lontano, non possiamo andare a cercarlo."

 La voce è un sussurro roco, sporcato dal sonno, bagnato dall'accento della sua terra. Il cane sembra capire, o forse percepisce la malinconia di cui è intriso il suono. Guaisce,  abbassa la coda e le orecchie, rigirandosi su se stesso. Fino a tornare con gli occhi scuri rivolti a lei, e poggiarle il muso tra le ginocchia. Anya sbuffa un sorriso, elargisce una carezza leggera. Il c-pad sul comodino dice che sono le 4 del mattino. Non riuscirà a riaddormentarsi facilmente.
Sceglie di rinunciare. Si alza lentamente, raccogliendo il cortex per stringerselo al polso.

"Vieni. Andiamo a salutare l'alba."
Un invito che l'animale non tarda a cogliere, e già zampetta scodinzolando verso la porta.
Lei lo segue in breve, dopo essersi infilata la prima cosa capitata a tiro.
Forse una tuta di Scott, al quale manderà un messaggio breve ma eloquente, prima di uscire e chiudersi la porta alle spalle, con l'immancabile torcia in tasca.





sabato 2 marzo 2013

темный

Gennaio 2514
Sevastopol, Somewhere in Space




Buio.
Oscurità liquida, squarciata da lampi di rosso intenso troppo fugaci anche solo per essere trattenuti dalla coscienza fluttuante. O sono 21 grammi d'anima?
Alcuni sopravvissuti ad esperienze di premorte parlano di una luce bianca verso la quale si è sospinti da un desiderio irrefrenabile.
Per Anya Krushenko, la morte è stata, ed è, solo Buio.
Non ha visto alcuna luce alla fine del tunnel, o forse nemmeno si è resa conto del tunnel.
Riversa a terra, nell'ufficio del Capo della Sicurezza dello Skyplex Hall Point e sulla moquette imbrattata dal suo stesso sangue, ha chiuso gli occhi bagnati di lacrime nelle quali è rimasta impressa l'ultima immagine : il viso sconvolto della sorella. E' scivolata nel buio dell'incoscienza insieme al fluido rosso che sgorgante dal petto, lasciando infine il cuore senza più nulla da pompare nel corpo martoriato dai quattro colpi di pistola sparati a sangue freddo, a distanza ravvicinata.

Buio.
Assenza di luce. Un Nulla impalpabile e privo di confini.
L'anima fluttua leggera ed inconsistente nell'oscurità terribile dell'assenza. Nel vuoto più puro. Risucchiata da un buco nero che ha cancellato ogni cosa. La coscienza?

Buio.
La Morte come Tenebra assoluta. Vibrante assenza di materia o sensazione.

Buio.
Nessun pensiero. Nessun dolore. Nessun sentire.

Buio.
Non c'è ricordo. Non c'è sostanza.

Buio.

Poi, improvviso, uno squarcio nell'ombra più fitta.
Si apre come una ferita di luce, uno strappo nel vuoto, un risucchio inaspettato.
L'impronta sull'anima che viene ghermita e riportata nel corpo a viva forza, laddove tutto torna pesante, doloroso, insostenibile.
Gli occhi si spalancano nel subitaneo scatto che segue all'impulso vitale donato dalla macchina del rebirth.
Il corpo non reagisce, non risponde ai comandi. Galleggia, in un liquido viscoso. Miriadi di fili  e aghi trapassano la cute. Il dolore è una scarica rossa dritta nel cervello appena ridestato.

Voci lontane. Frenesia concitata nell'aria. Il miracolo di un successo insperato.
Mani sconosciute.
Un volto sfocato attraverso il velo del sonno che avrebbe dovuto essere eterno, dal quale è appena stata strappata a viva forza.

Le pupille si restringono. La luce ferisce. Segnali disordinati dal cervello troppo a lungo privo di impulsi schiudono le labbra in smorfie ancora distanti dall'esser preludio a suoni chiari.

Qualcuno la raccoglie. Un miasma di percezioni si precipita a martellare la mente stanca, provata dalla resurrezione. Il dolore per gli aghi che le vengono sfilati dalla pelle.
Il calore di braccia avvolgenti. Una lingua famigliare, una voce profonda che le sussurra all'orecchio un basso "bentornata".

Basta questo a rimandare la mente in tilt. E tutto il corpo con lei. Le palpebre calano a chiudere il mondo fuori.
Anastasiya Krushenko risprofonda nel Buio.