sabato 2 marzo 2013

темный

Gennaio 2514
Sevastopol, Somewhere in Space




Buio.
Oscurità liquida, squarciata da lampi di rosso intenso troppo fugaci anche solo per essere trattenuti dalla coscienza fluttuante. O sono 21 grammi d'anima?
Alcuni sopravvissuti ad esperienze di premorte parlano di una luce bianca verso la quale si è sospinti da un desiderio irrefrenabile.
Per Anya Krushenko, la morte è stata, ed è, solo Buio.
Non ha visto alcuna luce alla fine del tunnel, o forse nemmeno si è resa conto del tunnel.
Riversa a terra, nell'ufficio del Capo della Sicurezza dello Skyplex Hall Point e sulla moquette imbrattata dal suo stesso sangue, ha chiuso gli occhi bagnati di lacrime nelle quali è rimasta impressa l'ultima immagine : il viso sconvolto della sorella. E' scivolata nel buio dell'incoscienza insieme al fluido rosso che sgorgante dal petto, lasciando infine il cuore senza più nulla da pompare nel corpo martoriato dai quattro colpi di pistola sparati a sangue freddo, a distanza ravvicinata.

Buio.
Assenza di luce. Un Nulla impalpabile e privo di confini.
L'anima fluttua leggera ed inconsistente nell'oscurità terribile dell'assenza. Nel vuoto più puro. Risucchiata da un buco nero che ha cancellato ogni cosa. La coscienza?

Buio.
La Morte come Tenebra assoluta. Vibrante assenza di materia o sensazione.

Buio.
Nessun pensiero. Nessun dolore. Nessun sentire.

Buio.
Non c'è ricordo. Non c'è sostanza.

Buio.

Poi, improvviso, uno squarcio nell'ombra più fitta.
Si apre come una ferita di luce, uno strappo nel vuoto, un risucchio inaspettato.
L'impronta sull'anima che viene ghermita e riportata nel corpo a viva forza, laddove tutto torna pesante, doloroso, insostenibile.
Gli occhi si spalancano nel subitaneo scatto che segue all'impulso vitale donato dalla macchina del rebirth.
Il corpo non reagisce, non risponde ai comandi. Galleggia, in un liquido viscoso. Miriadi di fili  e aghi trapassano la cute. Il dolore è una scarica rossa dritta nel cervello appena ridestato.

Voci lontane. Frenesia concitata nell'aria. Il miracolo di un successo insperato.
Mani sconosciute.
Un volto sfocato attraverso il velo del sonno che avrebbe dovuto essere eterno, dal quale è appena stata strappata a viva forza.

Le pupille si restringono. La luce ferisce. Segnali disordinati dal cervello troppo a lungo privo di impulsi schiudono le labbra in smorfie ancora distanti dall'esser preludio a suoni chiari.

Qualcuno la raccoglie. Un miasma di percezioni si precipita a martellare la mente stanca, provata dalla resurrezione. Il dolore per gli aghi che le vengono sfilati dalla pelle.
Il calore di braccia avvolgenti. Una lingua famigliare, una voce profonda che le sussurra all'orecchio un basso "bentornata".

Basta questo a rimandare la mente in tilt. E tutto il corpo con lei. Le palpebre calano a chiudere il mondo fuori.
Anastasiya Krushenko risprofonda nel Buio.