lunedì 21 gennaio 2013

Rенерал

Koroleva; Gennaio 2514
Palazzo del Governo - New Moscow


Il riecheggiare di passi rapidi e concitati sui marmi del corridoio grigio preannunciarono i colpi decisi alla porta dello studio.
Il generale Vladimir Krushenko, ancora al lavoro nonostante l'ora tarda, rispose senza nemmeno sollevare lo sguardo glaciale dalla mole di documenti elettronici che stava vagliando.

-Avanti!


La porta si aprì, ed il suo assistente più fidato, Igor Derekov, fece il suo ingresso.
Il volto insolitamente teso, quasi pallido. Reggeva una cartelletta elettronica nella mano destra, mentre la sinistra stretta a pugno stava al fianco, dopo aver richiuso la porta alle sue spalle.
Avanzò nell'ufficio. Il passo attutito dalla morbidezza del tappeto scuro  che conduceva sino alla scrivania.
Si schiarì la voce con un colpetto di tosse indotta per attirare l'attenzione e lo sguardo di Vladimir, senza riuscirci.
Dunque parlò. la voce bassa, venata da una insolita urgenza.

-Generale...
-Sì, Igor? - rispose, senza ancora alzar lo sguardo.
-Generale! -Lo richiamò, l'altro. Di nuovo, una nota urgente e grave, difficile da perdere.
-Mh? Cosa succede, Igor? - Vladimir Krushenko apparve calmo, come sempre. Guardò l'assistente con attenzione, sollevando le sopracciglia ingrigite in palese attesa.
-Generale...un'onda urgente. - rispose l'altro, tendendogli la cartelletta elettronica. -Dalla Sevastopol, signore.
-Mh. - Vladimir Krushenko non si scompose. Non lo faceva mai. Allungò la mano per prendere la cartella, ma ancora prima di leggerne il contenuto lanciò un'ulteriore occhiata all'assistente.
-Normalmente non reagisci così, Igor. Devi dirmi altro prima che io legga?
-Signore. E' accompagnato da un'onda della sezione Domino. Dal vertice, Generale.

Questo bastò a Vladimir Krushenko per mutare leggermente espressione.
Per un istante il viso normalmente freddo e distaccato si tinse di qualcosa di diverso. Una luce particolare attraversò lo sguardo gelido, nel corrugarsi deciso della fronte.
Non chiese altro. Abbassò gli occhi sulla cartella elettronica e iniziò a scorrere il messaggio.
Lentamente, con doverosa e crescente attenzione.
Igor Derekov restò in piedi di fronte a lui, fissandolo oltre la grande scrivania nera. In posa marziale, con le mani intrecciate dietro la schiena e le spalle rigide, quanto i tratti del volto tesi per il nervosismo crescente.
Nello studio del Generale Krushenko cadde un silenzio improvviso, denso e roboante.
Gli occhi chiarisismi, della stessa sostanza del ghiaccio, si dilatarono sempre di più con il proseguire della lettura. Al termine, serrando la mascella contratta sollevò il volto e lo sguardo sull'assistente.

-E' attendibile?
-Sì, Generale. Hanno effettuato il riconoscimento facciale. E' Lei.
-Hanno già inviato la documentazione necessaria alle autorizzazioni?
-Sì, Generale.  Domino, signore.

Vladmir Krushenko si passò la mano sinistra sul volto, alzandosi in piedi. Sentiva improvvisamente molti più anni sulle spalle.

-Avverta l'autista. Predisponga il Novopol. Parto immediatamente.
-Ma, Generale! Abbiamo scadenze importanti e non rimandabili. Inoltre...Domino raccomanda di tenerla lontana dalla zona.
-E' mia figlia. 
-Sì, Signore. Ma la sua presenza potrebbe causare ulteriori problemi, qualora la...procedura riuscisse.
-Mi sta dicendo che la mia unica figlia è morta ammazzata da non si sa chi su una di quelle maledette latrine orbitanti, l'hanno salvata per puro caso dall'incenerimento, c'è solo la minima possibilità che ritorni in vita ed io devo restare qui?
-Sì, Signore. 
-Immagino tu non stia scherzando.
-No, signor Generale. E' di vitale importanza che... lei rimanga qui e che resti...a distanza. Anche e soprattutto qualora la procedura riuscisse. In caso contrario trasporterebbero comunque qui il suo ...corpo.

Igor Derekov avrebbe voluto essere altrove, in quel momento.
Qualunque posto sarebbe andato bene. Ma non lì. Sostenere gli occhi gelidi di Vadimir Krushenko non era mai un gioco da ragazzi, per nessuno. Ma in quell'occasione fu ancora più tremendo.
Forse anche in virtù di quello che poté leggervi.

Il Generale rimase immobile, per un tempo assai simile all'eternità.
Inspirò a fondo, cercando di placare la tempesta emotiva che lo aveva investito con violenza.
Due sole aveva amato veramente nella vita: sua moglie, e -malgrado lei si ostinasse a non comprenderlo- sua figlia.
A quanto pare, un destino avverso aveva deciso di portargli via entrambe.
Meditò a lungo sulle cose da fare. Non che avesse molte opzioni.
Alla fine, espirando rumorosamente piantò le mani sul bordo della scrivania e fissò dritto negli occhi l'assistente.

-Faccia predisporre ugualmente la navetta. Che si prepari ad accogliere due passeggeri e partire immediatamente per raggiungere la Sevastopol.
-Ma..Generale...
-...Poi predisponga un permesso speciale per il Colonnello Ivan Krushenko, che sia immediatamente dispensato dai suoi obblighi e sostituito. Si prepari a partire quanto prima. Io avviserò l'altro passeggero.
-Sì, Generale.
-Cosa fa ancora qui? Si muova!
-Sì, Generale!

E senza ulteriori indugi, Igor ruotò su se stesso e raggiunse la porta, uscendo frettolosamente dall'ufficio. Mentre si suoi passi già riecheggiavano tra i marmi grigi del corridoio, il Generale Krushenko pigiò un tasto di chiamata rapida, sul suo c-pad.
In breve, la voce del figlio Lev gli rispose.
Non fu una conversazione facile.

Poche ore dopo, Ivan e Lev Krushenko si trovavano a bordo di una navetta speciale che li avrebbe condotti a bordo della Sevastopol, per raggiungere la sorella Anastasiya.
Contavano di riuscire ad arrivare in tempo per assistere alle operazioni e alla procedura di Rebirth, ma il destino volle diversamente.
Quella stessa navetta, li scortò infine direttamente su Horyzon.
Riuscirono a raggiungere Anya direttamente all'Ospedale Blue Sun di Cap City, laddove era stata scortata su intervento di Declan Khan.