sabato 12 gennaio 2013

V kontse

"La fine è importante in tutte le cose."
Hagakure


Gennaio 2514
Spazioporto dello Skyplex Hall Point; Hangar 3
Monkey Wrench - Cabina


Anya Krushenko stava ripiegando con cura la Korolevian Suit, all'interno dell'unica sacca da viaggio portata con sé. Pochi gli effetti personali, forse proprio in virtù del viaggio fino allo Skyplex, calato sulle sue spalle come un oscuro e disagevole presagio sin dall'inizio.
Trigger, arrivato da poco dopo essere stato amorevolmente liquidato da Cox, se ne stava in piedi accanto alla scaletta, sotto la porta chiusa e con la solita sigaretta in bocca.
Uno sguardo truce, arrabbiato, preoccupato sul volto stanco.

-Non mi stai ascoltando, Anya! Nessuna di voi due lo sta facendo.
-Sì che ti sto ascoltando, Trig. Credimi, non mi sono persa una sola parola di quel che hai detto.
-E allora perché diavolo stai qui a preparare gli effetti personali del morto, invece di andare da Winger e farle cambiare idea?
-Tu la conosci meglio di me, Grand'Uomo. Pensi sia possibile farle cambiare idea?

Anya infilò anche il Pad nella borsa, tenendo al polso solo quello Blue Sun, per ogni evenienza.
Sollevò sul veterano uno sguardo carico di affetto e rassegnazione. Lui scosse la testa, sbuffando fumo dal naso.

-No. Ci ho provato. Non mi ascolta. .Ma non cambia le cose. ...Non dovreste andare.

Sancì, ancora una volta. La guardò severo, celando dietro la serietà un fondo di lacerante preoccupazione. Per entrambe le donne.

-Lo so. Non è saggio. Ma Lei ha deciso di andare. E che io sia dannata se le permetterò di andarci da sola, Trig!
-Non sei più saggia di lei.
-Può darsi. Ma è mia sorella. E' il primo ufficiale. Vuole andare a ..parlare con quella puttana. E non la lascerò andare  da sola.  Tanto più che ha convocato entrambe e sarebbe... scortese. ...Se non torniamo, prendi la Monkey e vattene da qui.
-Stai scherzando?
-No. Non scherzo mai su questo genere di cose. Se non torniamo devi prendere la nave e andartene da qui più in fretta che puoi. Vai da Vergil e digli che te l'ho detto io, in caso.
-Anya...io non vi lascio qui, zuccherino. Non lascio Winger, e non lascio te.
-Sei un dannatissimo mulo cocciuto!

Disse, voltandosi a guardarlo di scatto. Aveva richiuso la cerniera della borsa e con uno scatto nervoso ne afferrò le maniglie per posarla poi a terra, a poca distanza dai piedi di Trigger.
Lui la guardò a lungo, attraverso i riccioli di fumo che risalivano dalla sigaretta accesa verso il bocchettone d'areazione nella cabina. In silenzio, stava riflettendo su chissà cosa. Lo sguardo fattosi improvvisamente più duro. Le rughe marcate dalla profonda preoccupazione. Riconosceva i segni. L'attitudine di un soldato pronto alla battaglia. 

-Non c'è modo di farti cambiare idea, vero?
-No, Trig. Non c'è.
-Se non tornate...Se non tornate io l'ammazzo. L'ho detto anche a Winger.
-Guarda che così ce la chiami, eh! Gran Gufo. Altro che grand'uomo.

Lui la guardò malissimo. Anya allargò le braccia, placidamente felina, con fare rassegnato.

-Avanti, Trig. Non sarà così stupida da farci nulla. Non mentre siamo qui ufficialmente con un carico del Ranch.
-Lo avete detto voi che è pazza. E dai pazzi puoi aspettarti di tutto. E poi, se veramente è stata lei a...
-Sì, lo so. Ma non ne abbiamo ancora la certezza, no? Può essere che stia solo giocando a metterci i bastoni fra le ruote, perché può farlo.
-Non credi nemmeno tu a quello che stai dicendo, Sugar.
-Mpfh. Smettila di pensare a quel che credo o meno. Prendi la mia roba e se non torno con mia sorella entro un paio d'ore portala dagli altri, insieme alla nave.
-Un paio d'ore. Ci vuole così tanto per farvi dare qualche risposta?
-Trig!
-....
-Pensa alla nave. E pensa a mettere al sicuro le tue chiappe e quelle dei ragazzi, in caso dovesse succedere qualcosa, ok?

Gli si avvicinò, guardandolo dritto negli occhi. Il viso appena piegato di lato e nemmeno un indizio riguardo alla mossa successiva del veterano, che la abbracciò a tradimento, sussurrandole all'orecchio

-Vedete di tornare, tutte e due intere.

Anya ci mise qualche istante a ricambiare, un po' imbarazzata, quello che a conti fatti era il primo contatto fisico tra loro. Arrischiò una pacca leggera sulla schiena di lui, si schiarì la voce.

-Va bene...va bene. Adesso lasciami andare. Mia sorella mi aspetta.

Lui si scostò. Anya gli sorrise, sorniona. Gli sfilò accanto per precederlo sulla scaletta, ad alzare la porticina stagna e poi fuori nel corridoio.
Un modo come un altro per mettere i mostra il fondoschiena e ancheggiare spudoratamente di fronte a lui, sull'onda di quegli scherzi pungenti che con il tempo si erano abituati a scambiarsi.
Un modo come un altro per alleggerire la tensione.
Eppure non aveva preso sotto gamba la questione. E, per quanto si fosse mostrata tranquilla con lui, dentro era in pieno tumulto interiore.
Odiava Electra Williams come non aveva mai odiato nessuno nella vita. Ed era quasi certa di essere ricambiata.
Per questo avrebbe preferito andare da sola all'appuntamento con la Head, ma non si contraddice il Primo Ufficiale, specie se si tratta di tua sorella.
Dirigendosi verso la stiva per incontrarsi con Molly, attivò il c-pad Blue Sun che le cingeva il polso.

Non voleva mettere troppo in allarme Vergil, e d'altro canto avrebbe già dovuto essere in viaggio per raggiungerle, secondo le ultime notizie. Inutile e controproducente agitarlo senza che avesse alcuna possibilità di intervenire.
Con Dragan era ancora...arrabbiata. Ferita? Profondamente delusa.

Ma pensò di lasciare una sorta di assicurazione, in caso fosse successo qualcosa, che le avesse impedito di tornare.
Non fu così difficile prendere una decisione in merito. Fu soprattutto istinto. Emozione.
Decise di fidarsi di Scott, ed affidarsi a lui.
Un semplice messaggio. Poche parole.


"Sto andando con Cox ad un appuntamento nell'ufficio della Williams. Ti chiamo appena ne esco. ...Spero di uscirne."


Non poteva sapere, in quel momento, che ne sarebbe uscito solo il suo corpo, martoriato da quattro colpi di pistola al petto di fronte alla sorella, nel tentativo di salvarle la vita e attirare su di se, solo su di se, l'ira di Electra.
Non poteva sapere, in quel momento, che quell'ultimo messaggio, quel numero in memoria avrebbe consentito proprio a Molly, malgrado lo shock, di attivare una chiamata diretta, evidente segnale di una nota stonata per il destinatario.
Non poteva immaginare quei quattro sbuffi, gli spari silenziati che uno dopo l'altro le avrebbero conficcato proiettili nella carne, strappandole la vita con violenza inaudita.
Non poteva immaginare che di lì a poche ore il suo corpo straziato sarebbe stato gettato nell'inceneritore dello Skyplex, come un rifiuto da eliminare per sempre.


E non poteva immaginare, in alcun modo, quello che sarebbe accaduto dopo.