venerdì 8 marzo 2013

Nash slavnyy narod


Capital City; Horyzon
Blue Sun Building
Ufficio Vice CEO , 110 piano



L'ufficio è vuoto, silenzioso, sembra ancora più vasto da quando Scott se n'è andato lasciandola sola con i suoi pensieri.
Anastasiya Krushenko è seduta alla sua scrivania, con un tumbler colmo di bourbon tra le dita della mancina ed un c-pad di cui solo i superiori hanno la frequenza stretto nella mano destra.
Se lo rigira tra le dita, in preda ad un'inquietudine che non sembra placarsi con lo scorrere dei minuti.
Scott Chaplim, Comandante dell'Ottava Flotta Alleata, ha chiesto l'aiuto e il supporto della Blue Sun per la progettazione di un sistema che permetta di individuare oggetti 'invisibili' nascosti nello spazio.
Lo ha ascoltato, regalandogli tutta la propria placida attenzione. Ha fatto appello a tutto l'addestramento, la nonchalance, l'aplomb di cui dispone per fingere la dovuta sorpresa, il genuino e fresco interesse rispetto ad un argomento  di cui già era stata informata, per altre vie.
Per la prima volta dopo molto tempo, si è sentita lacerare dentro.

Scott Chaplim non è solo un Comandante Alleato ma, per lei, anche e soprattutto un compagno di vita. L'uomo che ama.
L'uomo che per lei ha messo a repentaglio tutto, tutta la sua carriera, in più occasioni.
L'uomo per cui lei ha rischiato molto, sfidando persino lo spazio ostile per recuperarlo quando è stato dichiarato disperso.
L'uomo per cui sfida, continuamente, l'opinione e il giudizio delle persone che più contano per lei, come ad esempio Molly: la donna che considera una sorella, ancora più di quanto lo sarebbe se fossero entrambe figlie dello stesso sangue.
L'uomo al quale aveva detto "non ti farò promesse. non posso farti promesse, se non quella di vivere ogni giorno tutto quel che ci viene offerto"; salvo poi acconsentire alla sua proposta folle ed acquistare una casa, insieme.
L'uomo con cui ama condividere la vita. O almeno tutto ciò che le è possibile condividere.
L'uomo di cui ha amato gli occhi così trasparenti sin dal primo istante, senza capirlo.
L'uomo che vuole accanto; che brama; di cui sente la mancanza ad ogni minuto trascorso lontano; di cui indossa le piastrine da molti mesi ormai: dal giorno in cui le sono state consegnate come pegno, nel suo letto d'ospedale.
Una promessa. "Tornerò a riprenderle."
L'uomo che ha mantenuto più volte  la promessa, eppure non  ne ha mai chiesto la restituzione.
L'uomo che è a conti fatti la persona più importante, la presenza irrinunciabile, il fuoco che vive sotto la sua pelle e brucia nelle vene ad ogni palpito di cuore.
L'uomo al quale è costretta a mentire per omissione, continuamente, nascondendo una parte di se stessa.
L'uomo al quale non può rivelare di essere quella che è: una spia. Un agente operativo facente capo ai servizi d'Intelligence di Koroleva. Sostanzialmente, un nemico.

Ma questa definizione per Anastasiya Krushenko ha perso colore da molto, moltissimo tempo ormai.
Non le è più possibile considerare Scott un nemico, a dispetto della divisa che indossa e della sua provenienza.
Di recente, qualcuno le ha consigliato di stare attenta e non fidarsi di lui; le è stato dipinto come una persona meschina, pronta a mentire, raggirare, approfittarsi di chi si fida di lui e  fare di tutto per il proprio tornaconto.
Parole che in un certo senso sa essere ben distanti dalla verità, per quanto riguardo il compagno.
Al tempo stesso, parole  che  l'hanno ferita nel profondo.
Le ha sentite sulla pelle, graffiare feroci la sua maschera ed il cuore diviso che palpita al di sotto.
Le ha sentite su se stessa. Si è vista, per un breve attimo, come potrebbero vederla altri se per un amaro scherzo del destino tutto ciò per cui ha lavorato nel corso degli ultimi mesi crollasse come un castello di carte al primo soffio di vento.

Lei, sì.
Lei è così.
E se pure Scott avesse veramente compiuto atti opinabili, Anya  non potrebbe fare a meno di vederlo con il rispetto e la comprensione di un soldato che ne veda un altro, compiere il proprio dovere.
E' solo la divisa che cambia. L'umore resta il medesimo. Gli intenti, anche.

Si era allontanata dal proprio paese, in preda all'odio, alla frustrazione  e al desiderio di libertà.
Attraverso la lontananza stava maturando nuovo rispetto per le istituzioni da cui è stata forgiata, messe in relazione a determinate realtà.
Accade però a volte di trovarsi in una situazione nella quale è difficile, se non impossibile, districarsi nel modo migliore. E' questo, che sta succedendo ora.

Il suo cuore diviso sanguina, lacerato tra un senso del dovere battuto a doppio filo dal debito contratto in seguito al rebirth e il desiderio bruciante di aiutare lui. Di non perdere lui.

Espira rumorosa, sfiatando dalle narici sul liquido ambrato nel bicchiere che accosta al viso, alle labbra che vi poggia sul bordo rovesciando appena il capo indietro per vuotarlo d'un fiato.
Stringe le palpebre, rilegge mentalmente il testo dell'ultimo messaggio ricevuto.

cortex mail [on]
Il concetto retrostante e' similare, ed e' quanto in fase di studio in numerosi laboratori: il merito della nostra gloriosa nazione e' stato realizzare un meccanismo di occultamento funzionante al 100%

Gli schemi tecnici, al momento, non verranno diffusi a nessuno degli agenti operativi attualmente in campo.


"La nostra gloriosa nazione".
Sospira a lungo, ripetendosi quelle stesse parole mentalmente, come fossero un mantra.
Sino a quando non si rende conto che hanno del tutto perso il loro significato.
Le sembra di sentire la voce del Generale, come quando era bambina. Come prima di partire.
Scocca un'occhiata fuori dalla finestra. L'ampia parete a vetri  offre una vista mozzafiato sulla città.
Deposita il tumbler ormai vuoto sulla scrivania e scrolla inquieta la testa. La chioma corvina s'arruffa intorno al viso tatuato.
Non riesce a vedere nulla di glorioso.
Istintivamente porta la mano libera all'altezza del cuore: stringe le piastrine di Scott tra le dita e chiude gli occhi, domandandosi per l'ennesima volta che cosa sarà domani