mercoledì 17 luglio 2013

Mary Celeste



Capital City, Horyzon
Luglio 2515

Appartamento in Ocean Park.







Il ritmo della pioggia che graffia i vetri del mio appartamento sembra sufficiente ad alimentare le volute del Lightstream. 
Le osservo, a tratti cerco di seguire un filo di luce come se potesse portarmi chissà dove, sino a quando non cambia colore, o non se ne aggiunge un altro che mi distrae, portandomi su altra strada.
Mi chiedo se Patrick, ovunque si trovi adesso, possa ancora sentire la melodia della pioggia che cade e lava via tutto tranne le disperazioni opprimenti. Mi chiedo se quando è morto di asfissia, chiuso in quel pod abbandonato nello spazio più profondo, non sia nata una stella da qualche parte, per sanare il vuoto creato dalla sua scomparsa.
Mi chiedo, se esiste un dio, perché ci abbia fornito di questo libero arbitrio terribile, che consente a individui deprecabili di effettuare scelte atroci in nome dell'avidità fine a se stessa, senza alcun rimorso, senza alcuna pietà, senza alcun rispetto per la vita umana.
Mi chiedo continuamente che cosa avrei potuto fare per evitare quello che è accaduto. Mi chiedo perché diavolo non ho scelto di restare in plancia a lavorare quella notte, anziché rinchiudermi in cabina. Mi chiedo se sarebbero andate diversamente le cose, fossi stata presente anch'io. Mi chiedo perché diamine devo essere malamente grata ad un uomo privo di scrupoli, che sequestrandomi per i suoi fini mi ha in qualche modo salvato la vita, ma ne ha uccise altre 5.
Mi chiedo come arginare la rabbia, come sfogarla, come sentirmi meno furiosa, addolorata, colpevole. Mi chiedo se una ragazza di appena vent'anni, ancora prigioniera, sia stata finalmente liberata. Se il denaro che ho mandato è servito, se in qualche modo le cose si stiano mettendo meglio, anche per lei.

Patrick O' Malley aveva i capelli rossi, diciassette anni e l'aspetto di un bambino poco cresciuto. Aveva una venerazione adolescenziale per il suo Capitano.
L'ultimo ricordo netto che ho di lui è il suo pianto singhiozzante. Abbiamo condiviso una notte terribile, stampata a fuoco nella mia memoria indelebile, che popola i miei incubi ancora più del sequestro e di altri ameni ricordi del passato.
Chiudo gli occhi e lo vedo raggomitolato su una poltrona della plancia, scosso dai singhiozzi come un bambino. Ricordo il suo viso velato di lacrime e gli occhi dilatati dalla paura, dal terrore nei riguardi di qualcosa di incomprensibile, dalla stessa impotenza che pungeva i miei.

Una nuvola viola che avvolge la nave e nasconde lo spazio. Un segnale di soccorso di cui non riusciamo a trovare l'origine. Il canale di comunicazione ci consente di ascoltare qualcuno, da una nave in difficoltà.
Una voce di donna.

"Questo È il capitano Mayfield della Mary Celeste. SOS, SOS. Nave a fuoco, airlocks inattivi. Ripeto, SOS, airlocks inattivi"

Cerco di capire dov'è, ma gli ASU non collaborano. Lo spazio è vuoto intorno a noi. Eppure quella nuvola è lì, la vediamo. Impressionante, impedisce di scorgere le stelle. Solo denso fumo viola. Ma i sensori non la rilevano, non analizzano, non indicano..nulla.

Quella voce è reale, però.
Chiedo le coordinate, e scopro di averla a portata di lock. Eppure non la vedo. Com'è possibile? E intanto le grida. Le preghiere. Sto impazzendo per cercare di capire come aiutarli. Suggerisco di togliere il supporto vitale, togliere ossigeno al fuoco. Ma non c'è più tempo. 

"Brucia tutto! Tutti!"

In quel momento, in quel preciso momento il pensiero di te è stato così violento da togliermi il fiato. Potevo vederti, di fronte a me, così nitido che avrei steso le dita per sfiorarti.
Sentivo l'impotenza franarmi nelle viscere, strapparmi il cuore dal petto, scavare in luoghi di me che forse non ricordavo nemmeno esistere.
E' così che ti sei sentito? E' questo peso opprimente e insopportabile che porti, ogni giorno, ogni notte? E' questo che chiedi al whisky di alleggerire, di aiutarti a dimenticare?

Volevo salvare quelle persone. Volevo fare qualsiasi cosa per strapparle agli artigli del fuoco. Ma nessuno di noi poteva fare nulla. 
Non abbiamo potuto fare altro che ascoltare. Ascoltare le grida spegnersi, consumarsi come nella mia mente si consumavano le carni divorate dalle fiamme. Come nei miei occhi si consumavano lacrime che mi sono rifiutata di spendere.

Poi, il silenzio. 
Quella nube se n'è andata, scivolata via, oltre la nave. E lo spazio è tornato a splendere intorno a noi. Come se nulla fosse successo.

Non avevo ancora avuto il tempo di riflettere. Non mi sono concessa di piangere.

I'm sorry. Didn't want to write so much.
I just...though about you.

Anya



I need a safe place to cry.