domenica 4 novembre 2012

Neispravnostʹ

Koroleva, Città di Dubna  - Novembre 2513
Sede Distaccata Sez. Intelligence - Studio Dr. Ivan Brahms
Specialista in psicoterapia e analisi comportamentale unità operative



-"....."

Il Dottor Brahms, specialista di supporto alle unità operative in attività sotto copertura della sezione speciale, osservò con la consueta calma la splendida donna seduta di fronte a lui.

-"Agente Krushenko, in queste sedute si suppone che lei parli con me."

Le disse, pacato, sorridendole con garbo.
Ivan Brahms era un uomo piuttosto attraente, di pochi anni più vecchio di lei e con una notevole esperienza nella gestione e nel supporto terapeutico a particolari figure, impiegate nell'ambito della Sicurezza.
Eppure, di fronte a Lei, la sua notevole esperienza non sembrava essergli di alcun aiuto. O, almeno, così era stato sino a quel momento.
Si trattava della quarta seduta, e non era ancora riuscito a scalfire la superficie.
Aveva l'impressione che sotto quel muro di vetro offerto al mondo, si agitassero in  Anastasiya Krushenko vortici senza fine.
Vortici che, se non arginati, avrebbero potuto diventare un serio problema, prima per Lei, e poi per chiunque le fosse accanto, sia nell'ambito lavorativo che in quello personale.

-"E di cosa dovrei parlare, esattamente?"

La voce bassa di Lei lacerò il silenzio in cui si era rinchiusa sin dal suo arrivo.
Lo guardò negli occhi, mostrando il verde intenso e muschiato dei propri.
Si accomodò meglio sulla comoda poltrona nera, e sollevò lentamente la gamba destra a poggiarsi sul ginocchio sinistro, dondolando poi il piede sospeso con pigra e felina indolenza.  La figura atletica emanava una sensazione di fascino seducente, abbigliata come sempre con elegante efficienza, e l'attenzione ai dettagli di chi ama apparire e farsi guardare forse più di quanto non sarebbe lecito secondo gli usi della buona creanza.
Non c'era traccia di sorriso sulle sue labbra.

Il Dottor Bramhs si scoprì, invece, a sorriderle pacato, vagamente soddisfatto.

-"Perché non cominciare dal motivo per cui l'hanno mandata da me?"

Le propose, adagiandosi allo schienale della propria sedia, non molto distante da lei e in posizione leggermente rialzata rispetto alla sua sistemazione. Verificò con un'elegante rotazione del polso che il sistema di registrazione vocale cortex fosse attivo, prima di portare di nuovo lo sguardo sul viso tatuato della sua paziente.
Il drago artigliato al suo zigomo esercitava su di lui un potere quasi ipnotico,  rischiando di deviarne l'attenzione.

Si rese conto di quanto lei ne fosse consapevole, quando  vide un sorriso sottile farsi strada proprio in quella direzione, tagliando la guancia sinistra con l'effetto di rendere il fregio sulla pelle chiara ancora più evidente.

A seguire, un'assenza di suoni che si protrasse per lunghi momenti.

-"Ho partecipato ad un'operazione sotto copertura durata più di un anno...quasi due."

La voce di lei, bassa e corposa, tornò a fendere le pieghe del silenzio ovattato che avvolgeva lo studio.
Brahms la guardò, senza dire nulla, in un muto invito a continuare.

Anastasiya Irina Diodora Krushenko sostenne il suo sguardo, disegnò un perfetto arco con le sopracciglia scure  e schiuse la bocca ad un nuovo, scettico sorriso.

-"Lo sa, Doc, proprio non capisco perché debba raccontarle tutto quanto...dal momento che conosce a memoria il mio fascicolo, ha letto i miei rapporti, ed anche le relazioni di tutti i supervisori che mi hanno interrogata nell'ultima settimana a New Moscow."

-"Qui siamo a Dubna, Miss...perdoni...A g e n t e Krushenko. E come lei sa, è la prassi. Dopo tanto tempo trascorso immersa in un determinato ambiente, è mio compito valutare il suo stato psicofisico e determinare se sia o meno in grado di ritornare subito in servizio....Mi accontenti. "

-"..."

Avevano girato intorno allo stesso punto per molto tempo ed altrettante sedute.
Per qualche motivo, forse svuotata dai numerosi interrogatori sostenuti dopo l'ottima chiusura dell'Operazione Zanska, la paziente si dimostrava poco collaborativa.
Poi, accadde qualcosa. Bramhs non avrebbe saputo dire cosa, precisamente, ma l'aria cambiò.
La giovane donna inchiodò su di lui uno sguardo intenso, diverso dai precedenti.
Si umettò le labbra ed inspirò così a fondo che i bottoni della camicetta parvero sul punto di saltare, per una frazione di secondo.

-"Mi sono infiltrata in uno dei più attivi e crudeli Clan criminali presenti sul nostro pianeta. 
Utilizzando le mie abilità di pilota sono riuscita a guadagnarmi la fiducia di alcuni membri del Klan, sino a giungere ai suoi vertici. Ho raccolto informazioni chiave che hanno permesso alla F.O.M. di rintracciare, eliminare e distruggere tutti i laboratori di produzione del Klan, ed ho fornito loro nomi, contatti, frequenze cortex, indirizzi, pseudonimi. Ho fornito le prove della produzione, dello spaccio, degli omicidi commissionati dal Klan ad altri o perpetrati ad opera degli stessi membri...."

La voce di Lei riempiva il silenzio della stanza con la stessa placida calma di un tuono roboante. Profonda, corposa, leggermente arrochita da un recente ritorno al vizio del fumo, probabilmente frutto dello stress cui era stata sottoposta.
Bramhs si limitò ad ascoltare. Nulla di nuovo, in verità.  Sapeva tutto. Quello che a lui interessava era esaminare la sua paziente nell'atto di raccontare. Leggerne le espressioni facciali, il linguaggio del corpo.

Si ritrovò a pensare di essere improvvisamente diventato inabile al proprio lavoro, quando si rese conto di non riuscire, in alcun modo, a interpretarla.
Anastasiya Irina Diodora Krushenko si rivelava, una volta di più, uno splendido e terribile rompicapo.
Brahms si sforzò di seguire almeno il racconto, tendendo l'orecchio nella speranza di cogliere almeno una minima crepa nel suono di quelle parole.

-"..per fare questo, mi sono calata completamente nell'ambiente. Con tutte le conseguenze del caso...."

Lei deglutì, riprese fiato un istante prima di continuare. Senza muoversi di un solo millimetro dalla posizione assunta in principio:adagiata allo schienale, gambe accavallate, piede sospeso immobile.
Brahms poté osservarla tenere le mani morbidamente poggiate in grembo, e le spalle in una parvenza di relax molto marziale, a richiamare la posizione di "riposo" di un soldato.
Attese, paziente, che lei riprendesse parola. Senza intervenire.

-"...instaurato relazioni, rapporti, collaborazioni. Intessuto ..."

Per un attimo si ferma, lo guarda, schiude la bocca ad un sorriso amaro, colmo di scetticismo.

-"...intessuto relazioni di ogni tipo, su ogni livello....E in fondo è questo il nocciolo della questione, non è forse vero Doc?"

-"E' Lei, a dirlo."

-"Ho svolto il mio lavoro. "
Scandì ogni parola, guardandolo negli occhi con insistenza.

-"L'ho svolto nel modo migliore possibile. E, per questo, molte persone sono morte. Persone con cui ho speso quasi due anni di vita. Criminali... Danni collaterali. New Moscow ha avuto quello che voleva. Le strade ripulite, i Boss fermati, in cella o deceduti. Quasi tutti, almeno."

-"Quasi tutti" 

Lei lo guardò, sfoderando un sorriso scaltro, grondante sarcasmo.

-"Quindi è questo, il punto?"

-"Me lo dica Lei." .... " Bijeli. Mi parli di lui. "

Lei lo guardò, seria, pacata, placida. Un leggero movimento degli occhi in favore dell'orologio a muro precedette il sorriso sottile apparso a curvare l'angolo sinistro della bocca.

-"Forse alla prossima seduta, Doc."